Daniele Sanzone / 'A67
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Intro
Daniele Sanzone è uno dei protagonisti più interessanti e appassionati della scena musicale napoletana. Leader e voce degli ‘A67, formazione di crossover rock completata dal bassista Gianluca Ciccarelli e dal chitarrista Enzo Cangiano, Sanzone è anche giornalista (attualmente, scrive per il «Fatto Quotidiano») e scrittore. Due, finora, le sue pubblicazioni: Camorra Sound (Magenes, 2014; vincitore del Premio Borsellino) – in cui l’autore s’interroga sul silenzio dei cantautori napoletani nei confronti del fenomeno camorristico – e Pino Daniele. Terra Mia (Minimum Fax, 2017), in cui, insieme a Claudio Poggi, ricostruisce le circostanze che portarono all’esordio il compianto artista napoletano. Di seguito, la nostra intervista.
Francesco Nunziata
Da anni sei il cantante e leader degli ‘A67. Vuoi parlarci di questo progetto?
Daniele Sanzone
È un progetto che non poteva non nascere. L’urgenza di comunicare, la necessità di “cacciare” fuori quello che avevamo da dire stanno alla base della nostra storia. Una voce libera che esordì con un urlo, ‘A Camorra Song’Io, nato dentro a uno dei quartieri più difficili d’Europa. Gli ‘A67 sono la mia casa, il mio sguardo sul mondo, la mia rabbia e tutto il mio amore.
Francesco Nunziata
‘A Camorra Song’Io: perché questo titolo per il vostro primo album?
Daniele Sanzone
Il disco uscì nel 2005, un anno prima di Gomorra, ed è il primo concept album sulla criminalità organizzata campana. Su quel tema abbiamo anticipato tutti e non poteva essere altrimenti visto che veniamo da uno dei centri più caldi della città. Il titolo nasce dalla convinzione che la camorra, prima di essere un impero criminale che fattura milioni di euro ogni anno, è una forma mentis, una mentalità profondamente radicata nel tessuto sociale della città e in generale nell’uomo. In Sicilia la chiamiamo mafia, in Calabria ‘ndrangheta, ma è la stessa logica che spinge le multinazionali ad andare a sfruttare uomini e bambini in ogni parte del mondo per la legge del profitto. È la sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
Francesco Nunziata
Scampia è il quartiere in cui vivi, tristemente famoso per questioni legate alla criminalità organizzata. Qual è il tuo rapporto con essa? La musica degli ‘A67 è un modo per esorcizzare quella dimensione?
Daniele Sanzone
La camorra è l’aria che respiriamo, non è qualcosa calato dall’alto che ammazza e sparisce come può essere il terrorismo. Nasce e cresce su bisogni che lo Stato non riesce a garantire. In questo senso non è percepito sempre come un male, perché è una sorta di ammortizzatore sociale. Personalmente, ho amici in galera, amici che sono stati ammazzati. E sono cresciuto giocando a pallone con i figli del boss del mio quartiere, ci conosciamo da sempre e mi rispettano, anche per le mie posizioni. Insomma, parliamo di un fenomeno molto complesso. Io ho sempre cercato di capire il mondo che mi circondava, comprendere le cause del male, prima di giustificare o condannare. La nostra musica nasce da questo magma incandescente e, più che esorcizzare la criminalità, cerca di combatterla con i propri mezzi: voce/parola, basso, chitarra e batteria.
Francesco Nunziata
Che cosa pensi di una serie come Gomorra che, a detta di molti, tenderebbe a mitizzare la camorra e, quindi, ad avere un influsso negativo sulle giovani generazioni?
Daniele Sanzone
Ne ho parlato tanto, credo sia un ottimo prodotto d’intrattenimento, la cui narrazione nasconde diverse insidie e diversi rischi, a partire dalla scelta di raccontare quel mondo da un solo punto di vista. E, poi, le serie TV, per esistere devono fidelizzare gli spettatori attraverso il fascino di personaggi e storie. E questo spesso crea emulazione. In questo caso, si raccontano quaranta anni di storie di camorre in un arco temporale relativamente breve, sovrapponendo storie di diversi clan campani e quindi sovreccitando la realtà. E la scelta di non contestualizzare alimenta ancora di più il fascino del male, perché lascia credere a chi guarda che Scampia e Napoli siano così. Nessuno nega il male, ma va raccontato con onestà intellettuale e non con l’obiettivo di vendere un prodotto. Anche Narcos racconta il male, ma aggiungendo date e immagini di repertorio. Personalmente, quello che non sopporto è il voler far passare un’opera d’intrattenimento come una denuncia della realtà. Le fiction non hanno nessuna missione pedagogica: l’obiettivo di chi le produce è quello di realizzare un prodotto che possa vendere il più possibile.
Francesco Nunziata
Di musica e camorra ti sei occupato nel tuo primo libro, Camorra Sound, che prendeva le mosse dalla domanda “Perché i cantautori napoletani non hanno esplicitamente preso posizione contro la camorra?”. Ma davvero credi che la musica possa dire la sua nella lotta alla camorra?
Daniele Sanzone
Credo che la musica sia una delle più potenti forme di comunicazione al mondo, che arriva dritta all’obiettivo e cioè alle nuove generazioni. La si trova ovunque e gratis, in questo senso può aiutare a far sorgere un dubbio e a far riflettere. E da sempre la musica a Napoli ha registrato gli umori, le storie e i segmenti della città. In Camorra Sound m’interessava capire in che modo la musica si è rapportata negli anni al fenomeno della camorra, essendo lo strumento culturale per eccellenza attraverso il quale la città si autorappresenta. Credo che, al di là delle professioni, ognuno debba fare la propria parte, prima di pretenderla dagli altri e dallo Stato (che, a conti fatti, siamo noi).
Francesco Nunziata
In quel libro evidenziavi anche i rapporti tra la musica e la criminalità organizzata. Come nasce il mito e il business della cosiddetta “canzone neomelodica”?
Daniele Sanzone
Nasce nella zona grigia dei live. Ovvero dalla necessità di esibirsi alle cerimonie e alle feste di piazza. Un business gestito dalla camorra. E poi non bisogna dimenticare che il vero rap italiano sono i neomelodici, che non riproducono nessun genere e stereotipo, ma si trovano a cantare se stessi e il mondo in cui vivono. Un mondo dove esiste anche la camorra, che inevitabilmente entra nelle loro canzoni.
Francesco Nunziata
A proposito di rap: cosa pensi della cosiddetta “trap”, la nuova moda musicale del momento?
Daniele Sanzone
Che dire? Come in ogni moda, ci sono delle cose interessanti e altre meno. Se un artista ha qualcosa da dire, lo dirà, qualunque sia il genere o il sound che sceglie di utilizzare. Tra gli artisti che mi piacciono ci sono Izi, lo stesso Liberato (che, in ogni caso, non appartiene in tutto e per tutto alla scena “trap”), ma trovo di un certo interesse anche la scena francese. In definitiva, però, preferisco un disco in cui ci siano due o tre brani riconducibili a questo genere, perché un album interamente costituito di brani “trap” tende ad annoiarmi, anche perché si tratta di un sound particolare: per dire, l’uso dell’Auto-Tune per manipolare la voce, difficilmente riesco a reggerlo sulla lunga distanza.
Francesco Nunziata
Uno dei dischi degli ‘A67 si chiama Naples Power (2012), che era anche il nome di quel movimento di rinnovamento musicale che, negli anni Settanta, rappresentò un momento di rilancio per la musica napoletana. È ancora vivo, a tuo avviso, quell’insegnamento?
Daniele Sanzone
Assolutamente sì, credo che il più grande insegnamento del Neapolitan Power sia stato quello di non poter prescindere mai dalle proprie radici. Bisogna partire da lì per (con)fondersi con i suoni e i colori del mondo.
Francesco Nunziata
L’anno scorso, invece, è uscito Pino Daniele. Terra mia, libro scritto insieme a Claudio Poggi, il produttore del primo, storico disco del compianto artista napoletano. Come è nato quel progetto e qual è il tuo rapporto con la musica di Pino Daniele?
Daniele Sanzone
È nato su input del mio amico fraterno Claudio Poggi, che dopo la scomparsa di Pino Daniele ha sentito l’esigenza di raccontare Pino per quello che era, con i suoi pregi e i suoi difetti. E l’avventura che l’ha portato a pubblicare il suo primo album, Terra mia. Per me, invece, Pino rappresenta l’amore per la musica: sono sue le prime note che ho ascoltato in vita mia. E aver avuto la fortuna di conoscerlo e di condividere il palco con lui resta una delle esperienze più belle e importanti della mia carriera.
Francesco Nunziata
Quale fu, a tuo avviso, l’elemento più dirompente della sua musica?
Daniele Sanzone
La composizione musicale, che negli anni ’70, in piena epoca cantautorale, era una cosa rara. A parte Lucio Dalla, Battisti, Battiato e pochi altri, esisteva solo il bel canto e i cantautori, dove la musica era un orpello delle parole. La sua musicalità e le sue canzoni non invecchiano perché non hanno tempo.
Francesco Nunziata
La sua musica ha influenzato anche quella degli ‘A67?
Daniele Sanzone
Chi vuole fare musica a Napoli non può prescindere dalla sua rivoluzione. Pino ha influenzato la mia scrittura, la mia composizione e ci ha insegnato che senza identità non si va da nessuna parte.
Francesco Nunziata
Un tuo giudizio sull’attuale scena musicale napoletana.
Daniele Sanzone
Napoli è sempre maledettamente viva. Credo ci siano tanti talenti che però non riescono a emergere e a evolversi. Nell’epoca del fai da te, sono venute meno tante figure: manager, discografici e produttori artistici, importanti per la crescita del talento. Ma Napoli resta l’avanguardia musicale di questo paese, è qui che nascono le idee più originali e interessanti.
Francesco Nunziata
Tornando ancora agli ‘A67, nel febbraio scorso è uscito “Il male minore”, un singolo che vi ha visti collaborare con Caparezza.
Daniele Sanzone
Quel singolo ha segnato una piccola rivoluzione nel sound e nel linguaggio della band. Anticipa il nuovo album che dovrebbe uscire all’inizio dell’anno prossimo: un album che sarà costituito da testi scritti quasi esclusivamente in italiano e che avrà un sound completamente nuovo, molto elettronico e più “pop”. Ma, fondamentalmente, restiamo fedeli alla linea ovvero alle nostre radici. Ci è piaciuto tantissimo lavorare con Caparezza, perché da sempre condividiamo con lui un modo di pensare e sentire la musica. Un secondo singolo uscirà nei prossimi mesi, ma non possiamo svelare nulla, perché si tratterà di una piccola chicca…
Outro
‘A camorra song io ca te guardo
dinto all’uocchie è o’ sanghe
‘e chi vene acciso pe’ scagno
je lacrime ‘e chi so chiagneE se ‘a paura fa nuvanta
‘a dignità fa Cientuttanta
tanta tanta tanta tanta
voglia ‘e cagnà voglia ‘e cagnà
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