Dick Dale e la surf-music

Tutta la seconda metà degli anni Cinquanta fu dominata dal rock’n’roll e dalla sua variante più “semplice”, il rockabilly, per lo più suonato da musicisti bianchi. Fatta eccezione, però, per la RCA (che aveva avuto la lungimiranza di mettere sotto contratto a Elvis Presley), tutte le altre grandi etichette discografiche preferirono evitare di immischiarsi in quello che ritenevano un sound fin troppo lontano dal buon gusto e che, per di più, aveva anche l’aggravante di essere legato a doppio filo a una matrice afroamericana! Fu così che, nel tentativo di dare al proprio pubblico un’alternativa più “digeribile”, la maggior parte di esse si rivolsero ad artisti molto giovani e di bella presenza, che quel sound, attraverso il ripescaggio dei crooners degli anni Quaranta (uno su tutti, Frank Sinatra), riconducevano su coordinate più accettabili. Fu l’inizio del fenomeno dei cosiddetti «teen idols», che ebbe in Pat Boone, Ricky Nelson, Frankie Avalon, Neil Sedaka, Paul Anka e Connie Francis le sue punte di diamante.

Agli inizi degli anni Sessanta, tuttavia, lo spirito originario del rock’n’roll fu ravvivato da una serie di band che si dedicarono a quella che il chitarrista Dick Dale, parlando della sua passione per il surf e per la voglia di esprimerla attraverso il proprio strumento, aveva definito con il termine di «surf-music». Sorta nell’ambito delle comunità marine della California del sud, la surf-music fu all’inizio essenzialmente musica strumentale, che riprendeva e miscelava elementi provenienti dal rockabilly, dal country e dal blues. Il suono caratteristico della surf-music era dominato dal tono squillante della chitarra elettrica (trattata con il riverbero e il tremolo) e dai ritmi incisivi e ballabili della batteria, ispirati soprattutto a quelli di jazzisti quali Gene Krupa e Buddy Rich. In seguito, si sviluppò anche una variante vocale, soprattutto sull’onda del successo dei Beach Boys. In questo caso, a dominare erano innanzitutto le armonie vocali, ispirate a quanto fatto in ambito doo-wop1 da formazioni quali Four Freshmen, Righteous Brothers e Platters.

Ma torniamo al surf strumentale e a Dick Dale. Nato Richard Anthony Monsour a Quincy, nel Massachusetts, il 4 maggio 1937, Dale si avvicinò molto presto alla musica, imparando a suonare la chitarra ma anche la tromba, il pianoforte e l’ukulele. Intorno alla prima metà degli anni Cinquanta, si trasferì in California, dove scoprì il surf e conobbe Leo Fender, patron dell’omonima fabbrica di chitarre elettriche. Proprio maneggiando una delle più recenti creazioni di quest’ultimo, la Fender Stratocaster, Dale riuscì a definire il suono della surf-music. Mancino, Dale la suonava senza cambiare il verso delle corde, utilizzando una plettrata alternata2 (una tecnica che gli permise di aumentare la velocità d’esecuzione) e collegandola a un amplificatore da 100 watt (il Fender Showman, da lui stesso commissionato), capace di reggerne il potentissimo suono (un suono reso ancora più esplosivo dall’uso di corde più spesse della media).

«C’era un’enorme quantità di potenza che avvertivo quando surfavo e quella sensazione di potenza era naturalmente trasferita sulla mia chitarra mentre suonavo la surf-music. […] Stavo cercando di proiettare il potere dell’oceano sulla gente. Non riuscivo a provare quella sensazione cantando, quindi la musica prese una forma strumentale.»3

Solitamente, l’inizio del fenomeno della surf-music si fa risalire alla pubblicazione, nell’estate del 1961, del singolo “Let’s Go Trippin’”, su cui Dale era accompagnato dalla sua band, i Del-Tones. Si trattava, in ogni caso, di un brano che non mostrava ancora pienamente le potenzialità del chitarrista, cosa che farà, invece, appena un anno dopo, la famosissima “Miserlou”, dominata da un chitarrismo frenetico e propulsa da un ritmo trascinante in quella che è una vera e propria cavalcata, a bordo di una tavola da surf, tra le onde del mare californiano. Il brano era il rifacimento di una canzone tradizionale delle regioni orientali del mediterraneo, la cui prima versione conosciuta è quella che, nel 1927, il cantante Theodotos “Tetos” Demetriades mise a punto con la sua band, infondendo in essa un certo feeling arabeggiante. Dale (che aveva origini libanesi) aveva ascoltato per la prima volta “Miserlou” quando, da ragazzino, partecipava alle feste in cui il brano veniva suonato con la darabouka (uno strumento a percussione) e lo oud (uno strumento a corde). A conti fatti, quando registrò la sua versione di “Misirlou”, Dale non fece altro che rendere convulso e sovreccitato quell’impasto di darabouka e oud, sintetizzandolo con l’eco del primigenio rock’n’roll e lo spirito avventuroso dei surfisti californiani.

Alla fine del 1962, arrivò nei negozi di dischi anche il primo LP di Dale, Surfer’s Choice, che vendette nei primi tre mesi intorno alle 75mila copie, consentendo alla surf-music di guadagnare una visibilità che andava ben oltre la sola California del sud. Oltre a ripescare “Let’s Go Trippin’” e “Miserlou” (quest’ultima, in una versione arricchita dagli archi), Surfer’s Choice esibisce in maniera definitiva lo stile di Dale in brani esuberanti quali “Surf Beat”, “Surfing Drums” (chiaramente ispirata a “Mona” di Bo Diddley) e “Shake n’ Stomp”, ma lascia un po’ l’amaro in bocca quando, in “Sloop John B”, “Fanny Mae” o “Peppermint Man”, preferisce affidarsi a un misto di doo-wop e rhythm and blues.

Firmato un contratto con la Capitol, l’anno successivo Dale diede alle stampe King Of The Surf Guitar, un disco dal sound più variegato e diviso tra strumentali e brani cantati. Ad aprire le danze è la title-track, in cui il gruppo vocale delle Blossoms invita ad ascoltare il “re della chitarra surf”. Andando incontro alle esigenze della Capitol di catturare l’attenzione di un pubblico il più vasto possibile, Dale e i suoi Del-Tones realizzarono a un disco in cui l’ortodossia surf-music è limitata a una manciata di brani (“Mexico”, “(Ghost) Riders in the Sky” e “Hava Nagila”, quest’ultima una “Miserlou” sotto mentite spoglie), altrove aprendosi, invece, al country (“Lonesome Road”, “You Are My Sunshine”), al rock’n’roll (“Kansas City”) o a un mix di stomp & boogie condito con dosi consistenti di fiati (“Dick Dale Stomp”, “Greenback Dollar”).

Nel proseguire in quel solco, il deludente Checkered Flag (1963) finì per avvicinare Dale alla cosiddetta «hot rod music», in pratica la musica dedicata alle auto da competizione fortemente modificate. Esemplari, in tal senso, sono brani cantati quali “The Scavenger”, “Hot Rod Racer”, “Big Black Cadillac”. Non mancano, poi, i soliti strumentali dedicati all’ebbrezza di tagliare le onde dell’oceano con una tavola da surf (“Mag Wheels”, “Ho-Dad Machine”, “The Wedge”).

La celebrazione delle auto veloci (“50 Miles To Go”, “Nitrol Fuel”, “Hot Rod Alley”) domina anche Mr. Eliminator (1964), un disco ancora qualitativamente altalenante.

Il successivo Summer Surf (1964) risollevò, invece, le sue quotazioni, grazie a un suono più rotondo (probabilmente a causa dell’influenza del «wall of sound»4 del produttore Phil Spector) e arrangiamenti mediamente più sofisticati, con incursioni flamenco (“Spanish Kiss”), klezmer5 (“The Star (Of David)”), gospel (“Glory Wave”), mariachi6 (“Never Or Sunday”, con Dale anche alla tromba), novelty-rock’n’roll (“Mama’s Gone Surfin'”) e doo-wop (“Who Can He Be”).

Nel frattempo, il 7 febbraio del 1964, i Beatles, dopo aver sfondato il muro della Top 40 di Billboard con “I Want To Hold Your Hand”, erano sbarcati all’aeroporto JFK di New York, accolti da una folla di fan deliranti. L’avvento della Beatlemania in terra americana coincise con l’inizio della cosiddetta «British Invasion», un fenomeno musicale (e in parte culturale) che riversò nelle classifiche a stelle e strisce un numero considerevole di singoli e dischi di band inglesi. Per la surf-music (ma per la musica strumentale in genere), i giorni erano insomma contati e Dale lo sapeva benissimo. Come se non bastasse, in quello stesso periodo fu colpito da una grave malattia e la decisione di allontanarsi dalle scene musicali non potè più essere rinviata.

Dale tornò a suonare dal vivo con una certa regolarità solo negli anni Ottanta, decennio che lo vide collaborare anche con l’altro chitarrista Stevie Ray Vaughan nella realizzazione di una cover di “Pipeline” degli Chantays, brano inserito nella colonna sonora del film Back To The Beach (1987).

Nel 1993, l’ormai cinquantaseienne chitarrista rispolverò il suo marchio di fabbrica grazie a Tribal Thunder, disco che – come da titolo – mostrava una poderosa carica tribale. In ogni caso, ad aprire il sipario c’era la martellante vertigine di “Nitro”, un brano che faceva riferimento alla ferocia del punk, un genere cui Dale guarderà più da vicino sul successivo Unknown Territory. Con questi dischi carichi di energia (che ebbero buoni riscontri di vendite anche grazie alla scelta di Quentin Tarantino di includere “Miserlou” nella colonna sonora del suo Pulp Fiction), il re della surf-music dimostrò, insomma, di non essere disposto a mollare la presa. Ancora oggi, alla veneranda età di ottantuno (!) anni, Dick Dale continua a fare concerti e ad accanirsi come un ossesso sulla sua Fender.

Note:

  1. Tipo di canto affermatosi negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Cinquanta. Nel doo-wop, il ritmo sincopato del brano viene arricchito e scandito non solo dai cori, ma anche da un uso particolare della voce: il canto solista è accompagnato da suoni onomatopeici che imitano gli strumenti musicali (come doo wop per i fiati e rama-lama-ding-dong per le chitarre) (treccani.it)
  2. La plettrata alternata consiste nell’alternare, con la mano che regge il plettro, un movimento verso il basso e uno verso l’alto
  3. David P. Szatmary, Rockin’ in Time, ottava edizione (Upper Saddle River, NJ: Pearson, 2014), p. 73.
  4. Letteralmente «muro del suono», uno sfondo sonoro ottenuto aggiungendo, alla classica strumentazione fatta di chitarre, basso e batteria, strumenti quali ottoni, archi, percussioni varie, etc.
  5. Musica tradizionale delle comunità ebraiche dell’Europa orientale.
  6. Musica folcloristica del Messico.
Discografia Consigliata

Surfers’ Choice (1962)
King of the Surf Guitar (1963)
King of the Surf Guitar: The Best of Dick Dale & His Del-Tones (compilation, 1989)

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