Dutty Beagle: ska e dintorni
Il genere ska è certamente tra i più inflazionati della storia recente della musica popular. Non si contano le caterve di dischi fotocopia inzuppati il più delle volte di slogan sinistroidi dannatamente fuori tempo massimo, ipocriti e generalisti da far impallidire il peggior politico a una settimana dalle urne. Il tutto senza contare la totale incapacità di gran parte dei musicisti ska di riuscire a variare, quantomeno di una piccola percentuale, una formula ritmica statica e reiterata nei secoli dei secoli. Al di là dei pesi massimi della prima stagione, quella tra i lontanissimi Sessanta e i Settanta, come Specials e Toots & The Maytals, i più “recenti” Kortatu (e tantissimi altri che non cito per mere questioni di spazio), o le varie ondate susseguitesi nel corso degli anni, come la terza onda di ben sei lustri fa, con band come Uptones, Toasters, Slackers, e Scofflaws a fungere da esploratori e nuovi timonieri, le cose non sono quasi mai cambiate, ed è stato sempre più difficile imbattersi in lavori variegati e ispirati. Tuttavia, quando ci si accosta al genere ska è facilissimo cadere in equivoci di sorta, riduzioni momentanee, pareri contrastanti e improvvisati, figli di un approccio di base mediamente poco caloroso, a meno che non si ascolti questo tipo di musica tutto il giorno con tanto di dreadlocks, converse e jeans consumati che scendono fino a raggiungere il pavimento e spesso pure qualcos’altro. Insomma, a meno che non siate dei fedelissimi sarà dura venirne immediatamente a capo e cogliere le differenze tra un disco e l’altro, un messaggio e una semplice boiata scritta tanto per riempire una pagina vuota e abbracciare una base tutt’altro che insolita. Tuttavia, esistono casi odierni in cui l’alchimia ska porta ancora buoni frutti, belle chiacchiere, poche illusioni e quel sano realismo che non guasta mai, soprattutto di questi tempi.
E’ il caso di Antonio Cusati, in arte Dutty Beagle. Ventiseienne, cresciuto a Marina di Camerota (SA), un paese fortemente influenzato dalla cultura sudamericana (venezuelana, in particolare), a causa dell’emigrazione di massa dei primi del Novecento, Cusati fin dall’infanzia frequenta un ambiente solare e spensierato in un quartiere, la Chiandata, che si rivelerà fondamentale per la sua crescita fisica e artistica. Muove i primi passi nel mondo della musica sotto l’ala protettrice della Old Nine On Fire Crew, impegnata nella diffusione del reggae nelle dancehall delle calde stagioni estive. Grazie a questa collaborazione, nel 2010 nasce il primo singolo, Born in South. Un altro incontro fondamentale è quello con Emanuele “Nos” Saggiomo, nel 2013, al quale segue il progetto Cilento Rootz, che toccherà l’apice con l’uscita del primo Ep di cinque tracce. Durante questo periodo, Dutty Beagle apre i concerti di Clementino, Jovine e Gogol Bordello. Mentre nel 2015 viene pubblicato su Youtube il suo primo videoclip, Cilentoland, che supera le 64.000 visualizzazioni, consacrandosi come inno del Cilento. Nel mese di luglio dello stesso anno viene stampato anche il suo primo album a moniker Dutty Beagle, intitolato Repubblica delle Cucozz, affiancato da importanti collaborazioni con artisti quali Nicola Caso, Oz Real e Leo In. E’ un’opera di denuncia, con temi quali il disagio e l’immobilismo in un territorio come quello cilentano che destano scalpore: il tutto senza contare l’isolamento fisico e mentale dei giovani a fungere da leit motiv di alcune sue esaltanti invettive.
Ad accompagnare Dutty nelle sue serate live, è la formazione attuale del progetto composta dal bassista, Emanuele “Nos” Saggiomo, Davide “from Vuccafera Massive” Siervo (batteria e percussioni), Davide “from Bellizzi” Palmentiero (chitarre) e Vincenzo “Mbo” La Mura “from Trentinara Massive” (chitarre e cori e, dal 2017, basso). Una squadra che modella al meglio le sue canzoni, mediamente ancorate a uno sviluppo ska con punte sparse qua e là di dancehall e folclore locale mai banale, irto di esternazioni ammiccanti e trovate sbarazzine, come quelle di Tutturuttuttu, presente al centro del piatto di Aperisushi, secondo disco uscito nella primavera di quest’anno e nato a detta dello stesso Cusati ascoltando la mitologica Stayin’ Alive dei Bee Gees. O della ballata K Vuo’ Fa’, nella quale, tra un passaggio melanconico al piano e l’altro, il cantautore si interroga sullo scorrere del tempo inutile, delineando il passo di giornate grigie, trascorse senza fare nulla, a parte preparare del buon caffè. Riflessioni che nascono dal desiderio di affrontare la piaga dei neet e di intere generazioni perdute nel limbo della disoccupazione e di una crisi infinita. Una traccia molto sentita, da contraltare alla più irriverente e ottimistica Tra le nuvole, dedicata alle smanie social contemporanee, con le nuvole poste come metafora di una perdizione mentale sempre più concreta nel campo della vita reale, a differenza della totale concentrazione di cui mediamente si dispone mentre si naviga in rete, tra una foto e l’altra, l’ennesima faccina e la milionesima storia da condividere.
Un progetto iniziato per gioco, quello di Dutty Beagle, che oggi però assume una direzione ben precisa. E la chiusura impegnatissima di questo suo secondo album, Mare amaro, con il tema dei migranti affrontato con opportuna maestria, segnalano una crescita artistica esponenziale. Se siete in cerca di un disco che sia ska a fase variabile, e non la solita minestrina riscaldata, affidatevi alla musica del buon Cusati e non arretrerete di un millimetro sulla scelta intrapresa.
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