Liborio Conca tra letteratura e musica Rock
Intro

A cosa serve la letteratura per chi fa rock? Come concorrono i libri a formare l’immaginario di un musicista? In Rock Lit, uscito nello scorso ottobre per la Jimenez, Liborio Conca prova a darci qualche risposta, analizzando temi e ispirazioni di alcuni dei suoi artisti preferiti.

Lo abbiamo intervistato per voi.

Francesco Nunziata

Come è nata l’idea di scrivere un libro incentrato sull’influenza che la letteratura ha avuto su alcuni artisti del panorama pop e rock?

Liborio Conca

Rock Lit è nato da alcune chiacchierate con Michela Carpi e Gianluca Testani, gli editori del libro con Jimenez, una casa editrice ancora giovanissima. Nelle loro intenzioni c’era l’idea di mettere in piedi una collana di saggistica “crossover”, che potesse mescolare generi artistici differenti. Mi occupo di letteratura e musica ormai da diversi anni, e così ho accettato la sfida, partendo da una domanda semplice – come la letteratura abbia influenzato il rock – per poi andare in diramazioni diverse.

Francesco Nunziata

Nel libro non prendi in considerazione alcun artista italiano, come spieghi all’inizio del libro, precisando che ciò «avrebbe richiesto un sostanzioso discorso a parte». Vuoi provare, magari, a sintetizzare un po’ tale discorso?

Liborio Conca

Come avrai visto, Rock Lit è suddiviso in cinque parti: due sostanzialmente americane, una inglese, una di carattere “miscellanea” e infine una parte extra dedicata a un singolo artista, Leonard Cohen. Originariamente avevo previsto anche il passaggio italiano, ma mi sono reso conto che per diversi motivi non sarebbe stato giusto “confinare” gli artisti italiani in un solo capitolo; anche per una semplice notazione di prossimità geografica, culturale e linguistica, un racconto sull’Italia “rock letteraria” avrebbe meritato più spazio. Spazio che potrebbe arrivare, chissà, in un secondo volume.

Francesco Nunziata

Sono sicuramente molteplici le dinamiche attraverso cui un’opera letteraria può influenzare un musicista. Stando alla tua esperienza di ascoltatore e di indagatore di tali dinamiche, quali sono quelle che si ripetono con più costanza?

Liborio Conca

Direi che a questo proposito possiamo isolare un paio di fenomeni, tenendo presente che non esiste un confine rigido. Il primo è istintivo, e si verifica spontaneamente, quando un ragazzo o una ragazza leggono una storia, o più storie, e ne subiscono il fascino fino a volerlo ritrasmettere attraverso la loro arte. Facendo due esempi tratti dal libro, potrei citare la Kate Bush di Wuthering Heights o il Robert Smith di Killing an Arab. La seconda dinamica, chiamiamola così, è di chi cerca ispirazione per il proprio lavoro immergendosi nella letteratura, per poi ricombinarla a modo suo. Penso a due personaggi diversissimi tra loro come Bob Dylan e Mark Linkous.

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Francesco Nunziata

Il “dialogo” tra letteratura e musica pop-rock è ancora vivo oppure vive una fase di declino?

Liborio Conca

Non credo sia in declino; in declino, sicuramente e non da adesso, è il rock, un macro-genere che ha dato tantissimo nei decenni passati e che vive una fase quantomeno di stanca; basta scorrere le classifiche e dare un occhio agli artisti più ascoltati, fare confronti tra gli anni Settanta/Novanta e gli anni Dieci del duemila.

Francesco Nunziata

Rifacendosi al poeta Ezra Pound, il compianto Leonard Cohen ebbe a dire che «la poesia inizia ad atrofizzarsi quando si allontana dalla musica», parole che condivido in pieno. Sono molti, infatti, i cantautori, di oggi ma anche del passato, che spesso si concentrano fin troppo sulle parole, sul loro significato o sull’impatto che possono avere sull’opinione pubblica, dimenticandosi che è solo attraverso la compenetrazione tra testo e musica che nasce la grande Arte. Insomma, a che cosa serve, per dire, cantare di rivoluzione se la musica su cui si fa leva finisce, poi, per essere solo un semplice accompagnamento?

Liborio Conca

Leonard Cohen è stato uno di quegli artisti in cui le due arti, poesia e musica, si sono incastrate alla perfezione. Nelle sue canzoni ritroviamo un grado di pathos traboccante: ha saputo combinare la forza immaginativa della letteratura – prima di iniziare come cantautore, già più che trentenne, era stato autore di raccolte di poesia e di romanzi – e composizione musicale, oltretutto in una carriera longeva. Personalmente, sono d’accordo con te: in una canzone la musica non deve essere messa in secondo piano rispetto al testo – e Cohen lo sapeva benissimo, pur partendo proprio dalle parole.

Francesco Nunziata

A un certo punto, parlando della parabola artistica di Morrissey, scrivi che il cantante degli Smiths è «uno dei custodi di quella che potremmo chiamare l’inglesità nel paesaggio rock.» In cosa consiste, esattamente, questa inglesità? Quali altri cantanti e/o musicisti l’hanno incarnata?

Liborio Conca

Il fatto è che, se mi capita di pensare al rock inglese, il primo nome che mi viene in mente è quello di Morrissey e degli Smiths. Per attitudine, per come hanno codificato negli anni Ottanta un suono che in modo pavloviano mi fa pensare all’Inghilterra, perlomeno in chiave rock. Una cosa simile ai primissimi U2 con l’Irlanda, se vogliamo. Per fare due esempi pratici, In “Still Ill”, anno 1984, cantavano “England is mine / it owes me a living“; e non è un caso se “England is mine” è il titolo di un biopic ispirato a Morrissey, uscito un paio d’anni fa. E poi, ancora, il Morrissey solista che in “Irish Blood English Earth” declama la sua personale visione storico-politica, andando a ripescare nientemeno che Oliver Cromwell. Più inglese di così!

Francesco Nunziata

Quali sono i dischi che ti hanno fatto leggere di più e quali sono i libri che, al contrario, ti hanno spinto ad ascoltare più musica?

Liborio Conca

Nel primo caso, mi vengono in mente sicuramente Bob Dylan ma anche i R.E.M.; volevo capire da dove avessero tratto parte del loro bagaglio di immagini, e così sono arrivato a scrittori come William Burroughs o ai paesaggi della narrativa del sud americano. Quanto ai libri che mi hanno spinto a cercare altra musica – perché ascolto musica da quando ancora non leggevo – ti direi i libri di Lester Bangs (che sono pura letteratura), e poi Pier Vittorio Tondelli, Enrico Brizzi, Jack Kerouac.

Francesco Nunziata

Parlando di Robert Smith, leader e voce dei Cure, ricordi come, da bambino, egli venne in contatto, grazie ai libri che gli leggeva il padre, con «l’incredibile potere della letteratura, quello dell’evasione e della consolazione.» Ma la letteratura è solo questo, a tuo avviso? O, al contrario, essa è anche uno dei più grandi strumenti di conoscenza del reale?

Liborio Conca

Certo, attraverso i libri si scoprono tanti aspetti che riguardano le nostre vite; possono riguardare la sfera del pensiero o anche essere più concreti. Nel caso di Robert Smith ho raccontato dell’aspetto “evasivo” per riferirmi al desiderio di libertà, di fuga. Di entrare in nuovi mondi, a volte.

Francesco Nunziata

Come rilevi verso la fine di Rock Lit, il frontman degli Interpol, Paul Banks, ha recentemente rivelato di ascoltare molto hip-hop, perché, a suo dire, «oggi dal punto di vista lirico è superiore al rock». Si tratta di una posizione non isolata, certo, ma quali sono – ammesso tu sia d’accordo con lui – le ragioni di questa superiorità?

Liborio Conca

La questione è semplice, in realtà: il genere musicale più “parolaio” di tutti è l’hip hop, e su questo non ci piove. Banks sostiene che mediamente la produzione lirica di un testo hip-hop è superiore rispetto a quella di un artista rock, ma sa bene, e lo dice, che esiste una vasta panoramica di grandi testi rock. Devo ammettere di non essere un grande ascoltatore di hip-hop, quindi a costo di apparire un matusa mi tengo i miei Cohen e i miei Linkous.

Francesco Nunziata

La vita di molti di noi è stata, in un modo o nell’altro, cambiata o, quantomeno, indirizzata verso nuovi percorsi, da un libro e/o da un disco. Per i giovani ascoltatori di oggi, è ancora possibile una cosa del genere?

Liborio Conca

Credo proprio di sì! Anzi, ne sono sicuro.

Francesco Nunziata

Quali sono i libri e i dischi che hanno cambiato la vita di Liborio Conca?

Liborio Conca

Non so se l’hanno cambiata, ma in un qualche modo formata: i romanzi di Dostoevskij, Salinger, David Foster Wallace, Julio Cortàzar, Roberto Bolaño. Gli album di R.E.M., Nirvana, Smashing Pumpkins, Cure, Sparklehorse.

Francesco Nunziata

Nel tuo libro, dai spazio ovviamente anche all’esperienza di Bob Dylan, altro cantautore che si è profondamente nutrito di letteratura. Nel 2016, gli fu assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: “Per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione della canzone americana”. Ne è nata, quindi, una polemica tra chi si è schierato a favore del cantautore americano e chi, invece, ha fatto le barricate, ricordando che ben altri poeti lo avrebbero meritato, etc. Tu dove ti situi?

Liborio Conca

Quando ho saputo del Nobel a Dylan ho intimamente esultato, come se la squadra a cui appartieni avesse segnato (sì, non ho una visione “sacrale” della letteratura). Ma Dylan ha mostrato, almeno in pubblico, di tenerci poco. È un premio, e vale tanto a livello simbolico, ma vale fino a un certo punto: esistono decine di scrittori che non hanno vinto il Nobel ma che hanno scritto della letteratura immensa, con un valore altissimo, un valore che un premio, per quanto prestigioso, non può aumentare o sminuire.

Francesco Nunziata

Tra le altre cose, sei anche redattore di minima&moralia. Oltre ai rapporti tra musica e letteratura, di cosa ti occupi su questo «blog di approfondimento culturale»?

Liborio Conca

Sono nella redazione di minima come redattore: insieme a Alessandro, Christian, Marco, Nicola e Valentina cerco di far sì che la variegata proposta di pezzi sia quotidiana e di interesse per i lettori.

Francesco Nunziata

Quali sono i cinque migliori libri di argomento musicale che hai letto in vita tua?

Liborio Conca

Le due antologie di Lester Bangs, a cui accennavo prima; il libro di Valerio Mattioli, Superonda – Storia segreta della musica italiana; Retromania di Simon Reynolds; l’autobiografia di Charlie Mingus, Peggio che un bastardo.

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