Sorrowland: melanconia trap
Parlare di trap oggi senza prendere una posizione estrema sull’argomento è prassi comune, un approccio spesso atto solo a far perdere di vista la reale portata del fenomeno e dell’intera faccenda. Il più delle volte è impossibile tracciare un filo conduttore senza tergiversare o portare ulteriore acqua al proprio mulino. C’è chi ama sparare sulla croce rossa, tirando in ballo tecnicismi e un passato che mai più potrà ritornare, chi sentenzia senza cognizione di causa, e senza mai aver approfondito un album nella sua interezza, per il mero gusto di abbattere l’hype. Un orientamento che però dimentica la storia, e il semplice fatto che nella musica sono sempre esistiti fenomeni inizialmente bistrattati dai più.
Che piaccia o meno, oggi esistono centinaia di trapper, ascoltati dai giovanissimi e odiatissimi dai grandicelli. Milioni di clic e altrettanti milioni di hater pronti a inveire contro la tendenza del momento. Un classico che si ripete ogni qual volta spunta fuori un calderone che adotta un linguaggio sostanzialmente nuovo, insolito, dunque alieno e percepito dai passatisti come pericoloso, fasullo, sterile, financo ameno. Ma la verità giace spesso e volentieri nel mezzo, ed è quindi opportuno distinguere la merda dalla cioccolata, il flop dal talento, il meteorite dall’astro nascente e così via.
Ebbene, il collettivo Sorrowland sfugge un po’ da tutte queste considerazioni. E qualche volta anche dalla trap stessa. Buone Maniere per Giovani Predatori è il loro EP d’esordio, e già dal manifesto di lancio appare ben chiara la volontà di dare vita a una lettura in chiave metaforica dei giovani nella società contemporanea. Per i Sorrowland chiunque può essere un vampiro, ben lontano dall’universo soprannaturale. Una dichiarazione d’intenti sorprendente, ovviamente provocante, eppure capace di proiettarli fin dall’inizio verso lidi meno affollati del vastissimo spiaggione trap. Il comunicato di presentazione prosegue poi aggiungendo specificazioni esilaranti, parimenti esaltanti, con il vampiro eletto a “figura chiave non solo in riferimento a chi scrive, ma anche a chi ascolta: un uomo o una donna borghese, di bell’aspetto e buone maniere, mortalmente annoiato dall’enormità di tempo trascorsa tra gli uomini, costantemente in cerca di qualcosa che possa solleticare la sua attenzione, e che nasconde una ferocia e una disumanità assolute dietro una facciata di distacco e divertito sarcasmo. Proprio come il vampiro attrae a sé gli esseri umani con parole colte e lusinghiere oppure con le proprie arti oscure, allo stesso modo si comporta il Giovane Predatore, che mira al mordere, atto sensuale e bestiale allo stesso tempo. Il divertimento crudele e mortale che incontra una vittima inconsapevole e la lancinante solitudine interiore sono i fil rouge”.
Siamo dunque dinanzi a un’operazione ben precisa, una sorta di mini concept con un tema trainante studiato a modo e senza badare troppo alle mode del momento, magari incluse nello stesso calderone di riferimento, e de facto tutt’altro che vicine a letture di questo tipo. E’ un racconto sincero, quello dei Sorrowland. Basi sincopate e organizzate senza strafare. Battiti possenti e sgommate electro decisamente ispirate. Basti pensare alla reale partenza del disco, Cattedrale, che segue i due minuti scarsi dell’introduttiva Piazza Polonia, con il suo refrain ondulante, e parole che segnalano perdizione, la necessità di catalogare un dolore, la voglia di smarcarsi dall’etichette imposte dai social: “Ricordi siamo pixel, ma lei non lo capisce. Mi chiama Mr. Triste e fa le stelle a strisce”. La successiva Facebook è ancora più esplicita, con il benemerito social “eletto” ironicamente a ragione di un parto. Un testo scomodo, che riflette la becera dipendenza dal web e dai suoi maggiori canali. Nel brano La città spuntano addirittura archi sintetizzati, e un giro melodico trascinante, insolitamente melanconico. Mentre in Lasciami qui si giochicchia con un passo eurodance, e riflessioni tutt’altro che festose, oppure semplicemente incalzanti.
Con questo primissimo assaggio, possiamo tranquillamente affermare che i Sorrowland fanno storia a sé, e non ce ne vogliano i passatisti, i rumoristi e i puristi. La trap è anche una cosa seria.
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