Fumo e Romolo: due nuovi modi di guardare al passato, senza rinunciare al presente e al futuro

Il ripescaggio di generi inflazionati è un’operazione che comporta sempre molti rischi. Prima di saccheggiare l’immane deposito musicale lasciatoci dai nostri padri occorre quantomeno avere una percezione ben precisa del proprio bagaglio culturale, e soprattutto la luce del lanternino sempre ben posizionata, onde evitare di dare vita a riprese che potrebbero sembrare più delle accozzaglie e non veri e propri ritocchi personali mirati essenzialmente ad arricchire e non a impoverire. Delle innumerevoli opere intente a ricollocare stili musicali altrimenti sepolti dal tempo e dal susseguirsi di innovazioni, quelle messe in atto dai due musicisti partenopei Giulio Romolo, in arte Romolo, e Nicola fumo, aka Fumo, sono sicuramente tra le più preziose e meglio calibrate che possiate trovare oggi in circolazione. Scintillanti perché entrambe puntano lo sguardo al passato senza mai bypassare l’appartenenza al presente. Uno sguardo diversissimo, che punta a fare luce su stili contrapposti: la musica di Romolo è infatti un coagulo efficacissimo di soluzioni fusion, kraut, elettro, e chi più ne ha, più ne metta; mentre Fumo riporta le lancette dell’orologio indietro di quarant’anni, per l’esattezza ai primi tre anni della decade dei ’70, quelli vissuti con estremo nichilismo da Nick Drake.

Una prima impressione che tuttavia decade ad un ascolto più approfondito, visto che le cinque canzoni contenute nel suo EP d’esordio – edito per la partenopea Bulbart e intitolato Sogni” – segnalano esternazioni personali distanti da qualsiasi parallelo. Le melodie opportunamente struggenti denotano allo stesso tempo una volontà emotiva che trae linfa da particolari esperienze di vita. La voce flebile e roca, intensa e penetrante, asseconda accordi avvincenti, scale acustiche che entrano dritte nell’anima, portando il cuore a inseguire possenti vibrazioni. Brani struggenti e intimamente evocativi come Appuntamenti” e la  bellissima Sensazioni” avvolgono l’ascoltatore in un’atmosfera carezzevole. Fumo riesce a isolarsi in un micro universo di suggestioni interiori che lascia il segno ad ogni accordo, pizzicando le corde della propria chitarra con delicatezza e con la compostezza dei cantautori già navigati, come ad esempio accade nella spettacolare Estranei”. È il folclore che nasce dal proprio io e si espande lemme lemme intorno, incastrando le emozioni in un muro di desolazione e disincanto.

Ad alimentare invece la verve artistica e compositiva del giovane Romolo è la passione per trame psichedeliche di un passato nascosto tra i solchi di vinili di generi musicali talvolta dimenticati. Romolo abbraccia smanie kraute e zappiane inanellando ritmiche e fraseggi che catapultano l’ascoltatore in un immaginario surreale, una sorta di cyber spazio in cui a dominare la scena non sono avatar dalle fattezze moderne, bensì frikkettoni danzanti attorno ad un fuoco con l’illusione del flower power ancora negli occhi. “Bunker Records” è il suo primo EP, ed è stato registrato a Pozzuoli presso lo studio “Il Bunker”, con missaggio e mastering di Claudio Auletta Gambilongo. Ciò che traspare vivamente dalla musica di Romolo è un incrocio forsennato tra il genere fusion dei giapponesi Casiopea e l’elettronica bristoliana, dai risvolti melodici estremamente cinematografici, come ben palesano le varie “Celle25“, “Sole di Marzo”, e la conclusiva “D10s” omaggiante niente popò di meno che Maradona. Romolo è innanzitutto un musicista poliedrico, un versatile polistrumentista (bassi, synth e chitarre sono rigorosamente live) che non rinuncia a intersecare groove e scale armoniche con assoluta eleganza. Non mancano passaggi funky, con i divini Can e financo George Clinton da riferimenti primari, come accade nella suadente “Sole d’aprile”. Romolo è un vero e proprio sciamano del ritmo, e il suo basso è l’estensione spirituale di un approccio tanto scrupoloso, quanto scintillante.

Intrecci artistici che affascinano ancora di più nel momento in cui spunta fuori l’amicizia che lega questi due talenti del nuovo firmamento musicale partenopeo. Un rapporto amicale profondo, e che rimarca le infinite strade che si possono raggiungere nel mondo della musica. Se Fumo insegue il folclore britannico come il più introspettivo dei giovani songwriter, Romolo gigioneggia tra un assalto frontale e l’altro alla stregua di un novello Timothy Lear. Trip diversissimi che confermano le potenzialità di un territorio sempre più ricco di talenti da scoprire.

Newsletter Hive

Iscriviti e resta sempre aggiornato su articoli, news ed eventi di Hive Music

Iscriviti