Duane Eddy

Fin dalle origini del rock’n’roll, la chitarra è stata lo strumento principe, capace di trasformare in ruvida elettricità tutte le tensioni e le passioni di una generazione di giovani musicisti e non.

Con Duane Eddy, quello strumento a sei corde divenne il centro nevralgico di una musica strumentale capace di evocare scenari sconfinati attraverso un suono vibrante. Nel giro di qualche anno, il «twang» (così fu definito quel suono) avrebbe avuto un’influenza enorme sulla cosiddetta «surf music», vera e propria colonna sonora delle assolate spiagge della California, frequentate dai surfisti ma anche dai giovani spensierati del ricco stato americano.

Duane Eddy era nato a Corning, New York, il 26 aprile del 1938. Già in tenera età mostrò di essere attratto dalla musica, dedicando molto del suo tempo ad apprendere i rudimenti della chitarra, lo strumento che non avrebbe mai più abbandonato. Durante l’adolescenza, al seguito della famiglia si trasferì a Tucson, Arizona, dove venne in contatto con un altro chitarrista di nome Jimmy Delbridge, originario del Michigan. Insieme formarono il duo Jimmy and Duane: il primo se la cavava meglio nel canto, il secondo sembrava (e lo era!) impareggiabile con la chitarra.

A un certo punto, su suggerimento di Eddy, Delbridge decise di passare al pianoforte. Nel 1955, un DJ del posto, Lee Hazlewood, che nel frattempo era diventato il loro manager, li portò al Ramsey Recording Studio di Phoenix, dove furono incisi, per l’etichetta Four Star, i primi loro brani, “Soda Fountain Girl” e “I Want Some Lovin’ Baby“, ancora impelagati nelle acque del classico hillbilly. Fu in questo periodo che Eddy (su suggerimento di Hazlewood) ebbe l’intuizione decisiva per la sua carriera: facendo passare la sua Gretsch 6120 semi-acustica attraverso una vecchia cisterna trovata in una discarica (!) e rendendo più accentuato il suono delle corde basse, ottenne un suono tremolante e pieno d’eco.

Dopo aver rotto il sodalizio con Delbridge, Eddy registrò all’inizio del 1958 il singolo “Moovin ‘n’ Groovin’” / “Up & Down”, il cui lato A riprendeva un riff di Chuck Berry (quello di “Brown Eyed Handsome Man”) e proponeva per la prima volta il “twang”, pur senza ottenere particolari riscontri commerciali.

Il successo arrivò, invece, con “Rebel Rouser” (sul retro, “Stalkin’”), un trascinante brano che raggiunse la sesta posizione nella classifica di Billboard e vendette oltre un milione di copie. Ispirato dall’ascolto di una vecchia canzone folk, “Who’s Gonna Shoe Your Pretty Little Feet” (ma probabilmente anche dallo spiritual “When the Saints Go Marching In”), “Rebel Rouser”, accompagnato dal suono del sassofono, da urletti euforici e battimani, è, a conti fatti, uno dei brani più importanti della sua epoca, perché definì una volta e per tutte quel formato strumentale dominato dal twang chitarristico che tanta eco avrebbe avuto sulla musica rock a venire.

Approntato uno stile riconoscibilissimo, Eddy incise, durante la fine degli anni Cinquanta, altri brani di successo, giungendo nel 1958 al suo esordio su LP con Have ‘Twangy’ Guitar Will Travel, che, mentre recuperava alcune delle sue hit più famose (tra cui “Rebel Rouser”), presentava, nel complesso, un sound sospeso tra proto surf-music, rock’n’roll, country e blues. Sul disco, Eddy è accompagnato dalla sua band, i Rebels, che comprendeva i coniugi Casey (Al e Corki) alle chitarre ritmiche, Steve Douglas al sax, Buddy Wheeler al basso e la coppia Mike Bermani – Bob Taylor ad alternarsi alla batteria.

Nel 1959, fu la volta del meno riuscito Especially For You, aperto dalla cover del tema di Peter Gunn, scritta dal compositore Henry Mancini per l’omonima serie televisiva americana. The “Twangs” the “Thang” (uscito nello stesso anno) rinnovò, quindi, la sua vena felice, con scatenati surf-rockabilly (“Tiger Love and Turnip Greens”) e sfiziosi rifacimenti di brani altrui (“You Are My Sunshine”).

Altri brani a raggiungere ottime posizioni in classifica saranno “Forty Miles of Bad Road“, “Some Kind-A Earthquake“, “Bonnie Came Back”, “Shazam”, “Kommotion” e “Because They’re Young“, quest’ultimo caratterizzato dall’uso degli archi.

All’inizio degli anni Sessanta, Eddy lavorò anche nel mondo del cinema e delle serie tv. Nel 1961, dopo aver firmato un contratto con la RCA, ottenne, invece, un nuovo grande successo di vendite grazie al singolo “(Dance With The) Guitar Man“, scritto a quattro mani con Lee Hazlewood e contraddistinto dall’apporto vocale del gruppo femminile The Blossoms. Il brano comparirà anche sull’omonimo disco del 1963, che seguiva e precedeva altri lavori che, tra vani tentativi di mantenere la barra dritta (Twistin’ ‘n’ Twangin’), sdilinquimenti orchestrali (Twangy Guitar, Silky Strings), incursioni in area country (“Twang” A Country Song) e raccolte in cui divertimento e bizzarria trovavano ancora accordi insperati (Twangin’ Up a Storm), stavano ormai rendendo quella formula sonora abusata e poco ispirata. L’ultimo singolo di un certo peso fu “Boss Guitar” (con “The Desert Rat” sul retro a suggerire miraggi desertici), uscito nel 1963, anno in cui la musica giovanile era in procinto di spiccare il volo versi altri lidi.

Pur avendo compreso che il suo sound era ormai obsoleto, Eddy cercò di tenersi comunque a galla, continuando a registrare dischi che portavano impresso il marchio ormai riconoscibilissimo del “twang” ma che, di rimando, risultavano essere sempre più scontati.

Tornerà alla ribalta solo nel 1975, quando il singolo “Play Me Like You Play Your Guitar” (tratto da Guitar Man, un album per lunghi tratti fin troppo compassato) raggiunse il nono posto della classifica inglese. Due anni dopo, scalerà invece le classifiche americane di musica country grazie a un’accorata versione di “You Are My Sunshine”, cui contribuirono anche gli amici Willie Nelson e Waylon Jennings.

Nel 1986, le sue quotazioni schizzarono nuovamente alle stelle grazie alla cover, realizzata dagli Art Of Noise, del tema di “Peter Gunn”, che si aggiudicò anche un Grammy come migliore brano di rock strumentale. Così, rinvigorito dal ritorno di fama, insieme a uno stuolo di amici musicisti (tra cui Paul McCartney, George Harrison, Ry Cooder e Steve Fogerty), registrò Duane Eddy (His Twangy Guitar and the Rebels), un disco che aggiornava il suo caratteristico rock strumentale (ovviamente tinto di “twang”) alle sonorità degli anni ’80, spesso piegandolo ad atmosfere desertiche e malinconiche. A conti fatti, quel disco rappresenta ancora oggi uno dei suoi lavori migliori. L’ultimo suo disco in ordine di tempo è Road Trip, uscito nel 2011 e ancora dignitoso nel suo disperato tentativo di rievocare un passato ormai mitico.

Discografia Consigliata

Have Twangy Guitar, Will Travel (1959)
The “Twangs” the “Thang (1959)
Duane Eddy (His Twangy Guitar and the Rebels) (1987)
Twang Thang: The Duane Eddy Anthology (compilation, 1993)

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