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Intro

Diamo oggi il benvenuto a una nuova rock band emergente. Se cercate un ritmo rockeggiante con influenze americane gli E.Z. Riders sono quello che stavate aspettando da tutta una vita.

Simone

Benvenuti cari Riders, ho scelto di recensirvi perché tra i tanti gruppi che ascolto voi siete quello che più mi ricorda i tempi in cui avevo i capelli lunghi e indossavo magliette di ben noti gruppi metal. È stato un piacere ritrovare la carica di un tempo, e allora mi sono chiesto: com’è nata questa band? Qual è la sua storia?

E.Z. Riders

Ciao Simone, è bello sapere che è viva in te la voglia di quelle stesse emozioni che proviamo anche noi.

La band è nata nel 2007 come trio: basso, chitarra e batteria, ispirandoci un po’ ai “power trio” degli anni ’60 e’70, come Cream, Jimi Hendrix Experience.

I membri fondatori sono stati Alessandro Alessandrini (io) e il mio amico fraterno e bassista Luigi Ridolfi. Ci siamo conosciuti suonando insieme nella band “Old Tennis Shoes”, che negli anni ’90 era molto conosciuta nel territorio maceratese, arrivando ad aprire anche concerti di Tolo Marton e Nine Below Zero.

Dopo aver suonato insieme dal 1999 al 2007 negli Old Tennis Shoes, abbiamo deciso di creare un gruppo che proponesse musica originale; fin dagli inizi infatti ho sempre scritto canzoni originali e avevo un bel po’ di materiale inedito. Luigi ha chiamato alla batteria suo fratello Rodolfo Ridolfi, con il quale aveva condiviso gli esordi, quasi vent’anni prima, andando a completare la formazione dei primi “E.Z.Riders”.

Simone

In tutto questo caos musicale post anni 2000, come mai avete scelto questo genere?

E.Z. Riders

Beh direi che è piuttosto questa musica ad aver scelto noi. Al di là delle battute, siamo cresciuti ascoltando sin dall’adolescenza la musica dei Led Zeppelin, Cream, John Mayall, Derek and the Dominoes, Eric Clapton, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Johhny Winter, Jimi Hendrix, ZZ TOP, Grand Funk Railroad, Bob Seger, Little Feat, Eagles, B.B. King, Albert King, Elmore James, Willie Dixon, Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Stevie Ray Vaughan, Van Morrison

Insomma, sin da piccoli è questa la musica che ci ha sempre appassionato, che abbiamo sempre ascoltato e suonato con completa dedizione. È naturale quindi che quando abbiamo iniziato a scrivere la nostra di musica, queste influenze sono state ritrovate nel nostro sound, lo hanno arricchito pur facendoci mantenere la nostra identità.

Simone

Devo dire che di buona musica ne avete ascoltata, ma immagino che ci sia almeno un brano, o un autore in particolare, che vi abbia spinto a seguire le orme sonore di una chitarra vibrante.

E.Z. Riders

Come accennavo prima, non credo sia un processo volontario o una scelta consapevole. Ricordo che quand’ero appena adolescente, il mio primo incontro con la musica che amo e che ho suonato da lì in avanti, è stato acquistando una vecchia raccolta di Eric Clapton, intitolata “Backtrackin’”. Vi erano contenuti almeno 5 brani tratti da “Layla and other assorted love songs”, il capolavoro dei Derek and the Dominoes.

Quando ascoltai per la prima volta “Have you ever Loved a Woman”, con gli assoli di Eric Clapton e Duane Allman rimasi ipnotizzato. Potrei dire la stessa cosa riguardo alla prima volta che ho ascoltato “In the Light” da “Phisical Graffity”, dei Led Zeppelin; credo di averla mandata in loop per almeno 4 ore.

Tutto questo per dire che si tratta di qualcosa di istintivo e viscerale: ascolti un tipo di musica e ti colpisce talmente profondamente che capisci che ti appartiene ed è parte di te. Sono sicuro che lo stesso vale anche per gli altri compagni del gruppo.

Simone

Sei stato esauriente, ma ora vorrei che mettessi a nudo il gruppo: raccontaci quel momento intimo, magico, in cui create i brani che tanto mi sono piaciuti.

E.Z. Riders

In tutta onestà diciamo che sono io “l’addetto” al processo creativo. Alcune canzoni le ho scritte e presentate alla band sostanzialmente complete in ogni loro parte; per altre può capitare che abbia in mente un riff e altre parti di chitarra e magari qualche frase che, metricamente, funziona molto bene su quegli accordi; poi alle prove presento quel che ho alla band e lì avviene la magia di vedere e ascoltare un brano prendere forma. Provando insieme, le idee fluiscono liberamente da ognuno di noi; in questo caso, secondo me, ciò che fa la differenza è “sentire” cosa può funzionare e cosa no; e questo non credo si possa imparare o insegnare. Senti spontaneamente che un passaggio è quello giusto; anche in questo caso si tratta di qualcosa di istintivo che non ha molto a che vedere con una scelta volontaria o razionale.

In ogni caso, parto sempre dalla musica; addirittura accade che è la musica stessa a suggerirmi il testo e di cosa parlerà la canzone. Sento che su un determinato riff, o una sequenza di accordi, “funziona” molto bene il “suono” di determinate parole; poi, come in un processo artigianale, il significato di quelle parole esprime una storia da raccontare, un argomento, un canovaccio da seguire dando un senso compiuto e ben preciso all’insieme.

Simone

Una cosa bella di voi band emergenti è che avete tutte un modo diverso di creare i vostri brani, e mi piace particolarmente ascoltare le tecniche di ognuno di voi. Cosa ne pensi, a proposito, del panorama musicale odierno? C’è spazio per gli emergenti?

E.Z. Riders

Penso che ci siano molte più bands di un tempo e che mediamente siano tutte più preparate di quelle di 15/20 anni fa. Ciò che è diminuita probabilmente è l’originalità. In Italia, in particolare, i modelli sono dettati dai media: che possono essere X Factor per la televisione, Virgin Radio e simili per le radio cosiddette “Rock”, le radio più commerciali per la musica Pop nelle sue varie forme.

In voga è anche il genere “folk/rock” o “Indie rock”.  Ma soprattutto nel 90% dei locali di musica dal vivo, suonano solo tribute band. Trovo che questo fenomeno costituisca un notevole appiattimento verso il basso per la musica live in Italia, ed è triste constatare che per band di qualsiasi altro genere sia quasi impossibile suonare dal vivo nei locali italiani. Quindi temo che lo spazio per i nuovi artisti sia davvero molto limitato.

Curiosità

Un aneddoto curioso, che mi è capitato di raccontare altre volte, si riferisce al novembre 2010, quando abbiamo avuto l’occasione di suonare dal vivo all’Arlene’s Grocery, un locale nel Lower East Side di Manhattan, New York.

Ricordo che il pomeriggio del concerto, eravamo molto agitati, essendo la prima volta che suonavamo all’estero e per di più in un club importante, dove hanno suonato anche Michael Stype dei R.E.M. e Rich Robinson dei Black Crowes.

Ci siamo presentati al locale con circa due ore di anticipo e abbiamo aspettato per un’ora buona al gelo, all’esterno del locale. Finalmente qualcuno ci ha notato e ci ha aperto chiedendoci cosa volevamo; gli abbiamo risposto che eravamo la band e, abbastanza attoniti, i buttafuori ci hanno fatto entrare. Ricordo che nel locale era ancora quasi del tutto buio, ci siamo seduti al bancone e abbiamo preso tre birre per ingannare l’attesa. Il barista, dopo un po’, ci chiese da dove venivamo e abbiamo risposto che eravamo italiani. Dopo un’altra piccola pausa, con aria sempre più sorpresa, si è rivolto di nuovo a noi dicendoci: “be’ ragazzi, siete gli italiani più silenziosi che abbia mai visto in vita mia!”.

Simone

Sono felice di avervi intervistato, ma adesso mi prendo qualche riga per dire la mia sul vostro album, non posso che farvi i migliori auguri per la vostra Rockissima band!

Recensione

La prima cosa che tengo a precisare è che la band negli anni si è allargata, perfezionata, inserendo artisti e strumenti che l’hanno arricchita rendendola matura e regalandogli un sound completo e professionale.

La Band
  • Alessandro AlessandriniChitarra e Voce
  • Luigi RidolfiBasso e Voce
  • Ivano AndreozziVoce solista e Armonica
  • Roberto BasiliBatteria
  • Marco TifiOrgano Hammond e Tastiere
Wishing Well

Già dalla configurazione del gruppo potete immediatamente capire quanto le loro sonorità siano complesse e strutturate, ma questo non basta per essere un’ottima band, bisogna saper emozionare. Per la precisione gli E.Z. Riders hanno inciso diversi dischi negli anni, tutti reperibili sulla piattaforme digitali, Experienced Zydeco Riders nel 2008, Long Way From Home nel 2010, Try Hard Or Die Hard nel 2013 e infine Wishing Well nel 2016.

Quest’ultimo è quello che più mi ha colpito, ogni brano trasuda rock misto a un sound che a tratti ricorda le sonorità tipiche delle lande americane, selvagge e desertiche, eppure a guardarle qualcosa di mistico, rilassante, non può non trovare spazio nella mente.

Il disco apre le danze con il brano che dà il titolo all’album, “Wishing Well”, e schiaccia il piede sull’acceleratore del ritmo tenendolo premuto a fondo fino al settimo brano, “Without You”, alternando sonorità diverse ma sempre dai toni accesi e rockeggianti, per poi rallentare un momento con questa deliziosa canzone d’amore. “Without You” ci lascia riprendere fiato con un ritornello che non smetterete di canticchiare lasciando uscire la vostra parte sentimentale.

Gli ultimi tre brani sono nuovamente un crescendo, il disco si chiude con la gloriosa “Peace of mind”, che tra chitarra elettrica, armonica, batteria e la fantastica voce di Alessandro vi farà venire voglia di premere il tasto repeat (se avete ancora un lettore cd e siete dei nostalgici come me).

“Wishing Well” si conferma un ottimo lavoro musicale, sotto ogni aspetto: il sound è ricco di strumenti e ben strutturato, il cd non annoia mai e il cantante ha una vocalità che raramente potrete ascoltare in un gruppo italiano. Un must have, per tutti gli amanti del “power” che strizza l’occhio alle glorie del passato.