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Quando incontri un gruppo che ha un background come questo non aspetti un attimo per ascoltare la loro musica, e il primo pensiero che ti passa per la testa è: saranno all’altezza? Mi piacerà?

Lasciate ogni dubbio e seguiteci nel mondo dei Jambow Jane con questa intervista!

Simone

Buongiorno e benvenuti a tutti voi! È stato un piacere scoprire il vostro gruppo e sono molto contento di potervi intervistare, raccontateci come sono nati i Jambow Jane, siamo tutti molti curiosi.

Jambow Jane

Intanto ciao a tutti! E’ un piacere partecipare a questa rubrica e poter fare questa intervista. Beh, iniziamo dicendo che la nostra band è nata in modo molto spontaneo, visto che siamo prima di tutto una famiglia. No, non è che lo diciamo perché siamo molto uniti e ci sentiamo una grande famiglia e tutti quei discorsi lì, la realtà è che siamo una famiglia a tutti gli effetti: papà (Flavio), mamma (Marly), tre figli (Beatriz, Julio e Marcelo) e Nick, che consideriamo il “quarto fratello mancato”.

Diciamo che è nato tutto in maniera spontanea perché fin da piccoli suonavamo e cantavamo insieme, visto che Flavio, il papà, ha sempre suonato la chitarra e altri strumenti in casa. La passione per la musica è stata tra noi, ma da questo presupposto a suonare in modo più serio, professionale, sono passati tanti anni.

All’inizio della nostra carriera non lo avremmo neppure immaginato che saremmo arrivati a questo punto. Già dal 2012 abbiamo iniziato a esibirci in modo più professionale, ma è dal 2015 che suoniamo con la formazione.

Simone

Il fatto che siate una famiglia è stato uno dei motivi per cui mi sono interessato al vostro gruppo, nutrivo un certo tipo di aspettative e devo dire che non mi avete deluso! Ma tornando a voi, ascoltando i vostri pezzi ho notato che spaziate tra vari generi prediligendo il rock, cosa trovate in questo sound che vi ispira?

Jambow Jane

Non è che abbiamo scelto di suonare questo genere musicale, è questo genere musicale che ha scelto di farsi suonare da noi!

No, scherzi a parte, voleva essere una frase d’effetto, ma non vogliamo cadere nel banale.
La verità è che, se si parla di genere musicale, siamo i primi ad avere difficoltà ad inserirci in una categoria sola. Abbiamo fatto dell’eterogeneità la nostra parola chiave, come dimostra anche il nostro nuovo album “Worlds and Bridges”, uscito da pochissimo, in cui abbiamo sperimentato nuove sonorità. Siamo eterogenei davvero in tutto: dalle nostre età fino al genere che proponiamo.

Nel nostro ultimo album si possono trovare canzoni rock, pop, funky, addirittura una bossa nova. Il tutto in tre lingue: inglese, italiano e portoghese. Sì, perché oltre ad essere una famiglia veniamo tutti dal Brasile, quindi parliamo anche il portoghese. A parte Nick, che è italianissimo, e che pian piano sta imparando molte parole (soprattutto le parolacce).

Simone

In questa complessità di strumenti e voci ho trovato una grande coesione, sintomo di passione e ispirazione. A proposito, quali sono gli artisti che amate, o che vi hanno ispirato in questi anni?

Jambow Jane

Anche se non abbiamo un solo genere di appartenenza, abbiamo ideato un filo conduttore che percorre il nostro sound.

Sicuramente i gusti musicali di tutti noi hanno molto in comune e siamo molto legati alla musica “di una volta”. Ci siamo fatti le ossa a suon di Beatles, Led Zeppelin e Pink Floyd, e in alcuni brani l’influenza di quelle sonorità sono percettibili.

Come band attuali ascoltiamo volentieri i Radiohead e altri artisti che mantengono quella linea d’onda. Nick ascolta molto i Pearl Jam, che piacciono comunque a tutti noi, e si è ispirato a loro per la composizione di alcune linee di batteria. Poi ognuno ovviamente ha i propri gusti personali, ma in linea generale siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

C’è da dire anche che ci piace sperimentare quando creiamo, si mette in moto il sound e non è detto che non saltino fuori cose interessanti, non ancora ascoltate o scritte da qualcuno. Almeno si spera!

Simone

Eccoci arrivati a una delle domande più importanti e intriganti al tempo stesso. Siete una band con molti componenti, quindi cosa accade quando dovete scrivere un pezzo, decidere i riff e il ritmo?

Jambow Jane

Finora la mente più “produttiva” è stata quella di Flavio, nel senso che la maggior parte delle canzoni porta il suo nome. Lui dice di averne almeno altre 20 ancora da scrivere e che sono tutte nel suo cassetto, ma non abbiamo ancora trovato il tempo di aprirlo questo benedetto cassetto. In ogni caso, abbiamo sviluppato un sacco di sue canzoni.

Lui parte con un’idea e noi aggiungiamo il resto, mattone per mattone. Di solito Bea scrive la maggior parte dei testi, Julio crea gli assoli emozionanti e insieme mescoliamo il tutto dandogli quel tocco che ci caratterizza.

Ultimamente però le cose stanno iniziando a cambiare, perché anche i componenti più giovani hanno iniziato a comporre i loro brani: Bea, Julio, Nick, tra cui il piccolo Cello (Marcelo). Ogni tanto si mette in camera da solo e registra traccia per traccia, dal basso alla voce, e poi ci porta il risultato finito. Ascoltiamo insieme il pezzo e vorremmo poter dire la nostra e inserirci qualcosa di nostro, ma le sue canzoni funzionano quasi sempre così come le presenta lui.

In conclusione ognuno di noi porta un’idea o un progetto, spesso quasi o del tutto definito, e insieme decidiamo se svilupparlo ulteriormente e come renderlo “nostro”. Il nuovo album è particolare anche per questo, ci sono composizioni da parte di tutti.

Simone

Cosa pensate delle altre band emergenti e del panorama musicale di questo periodo? C’è spazio per nuovi artisti oggi?

Jambow Jane

Purtroppo di spazio ce n’è sempre meno, si sta sempre più stretti. Nel senso che l’offerta oggigiorno è gigantesca, ci sono già tantissime band e continuano ad aumentare, a volte diventa difficile dare spazio ad ognuna di loro. C’è molta “competizione” purtroppo, proprio perché gli artisti che vogliono lanciarsi sono tanti e i posti a disposizione pochi.

Noi non puntiamo a niente di stratosferico, ma ci piacerebbe uscire dal circolo della nostra zona ed esibirci altrove. Ci sono tante band che fanno tour europei e non solo, che girano il mondo, ma che non sono esageratamente famose. Quello ci sembra un giusto compromesso.

Tra l’altro, a proposito, a novembre suoneremo per la prima volta all’estero. Faremo un breve tour in Germania e Olanda e siamo già gasatissimi, non vediamo l’ora!

Simone

Vi faccio un grandissimo in bocca al lupo per il vostro primo tour fuori dal Bel Paese, ma adesso viene il bello, è il mio turno di parlare di voi e del vostro nuovo album “Worlds and Bridges”.

La Band
  •  Flaviovoce, chitarra e altro
  •  Marlytastiere
  •  Beatriz voce e percussioni
  •  Juliochitarra solista
  •  Marcelo, alias Cello basso e voce
  •  Nickbatteria e percussioni
Worlds and Bridges

Sinceramente serve davvero poco parlare di questo album, in uscita in questi giorni e che ho potuto ascoltare in anteprima con grandissimo piacere.

Il disco è composto da undici tracce, diversificate ed eterogenee, che rispecchiano i caratteri del gruppo esaltando le doti canore e musicali. Ascoltando “Worlds and Bridges” non si ha l’impressione di ascoltare un gruppo emergente, tutt’altro. Le sonorità passano dall’hard rock, con assoli e chitarre graffianti, a pezzi dove la voce la fa da padrone.

Solitamente recensire un album di un gruppo esordiente non è difficile, i brani hanno spesso un unico filo conduttore, si assomigliano un po’ tutti, ed è normale in quanto il gruppo si sta consolidando; ma in questo caso la situazione è differente: le diverse età dei componenti, e le differenti esigenze di sound che ne conseguono, danno al gruppo l’opportunità di creare brani con moltissime influenze musicali creando di fatto un disco che spazia a tal punto da far pensare: ma sto ascoltando il greates hits?

“Worlds and Bridges” è il ponte tra molti mondi, personalmente uno degli album esordienti più belli che mi è capitato di ascoltare in questo 2017.