Paola Rossato: il mio canto libero
Paola Rossato è una cantautrice di Gorizia. Munita di penna, stile e voce come non se ne trovano più in giro, la Rossato suona un po’ ovunque da anni, ma il suo disco d’esordio è arrivato soltanto nel 2018. Si chiama Facile ed è un campionario di partiture dolcissime, una sorta di memorandum delicato, tremendamente vivo, acusticamente curato in ogni dettaglio; un affresco genuino sulla quotidianità, sul vivere talvolta fin troppo cinicamente una vita tanto fragile, quanto intensa, in quello che resta un paese costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. Un disco recentemente celebrato anche dal Forum del giornalismo musicale e dall’Agimp con una vittoria nella speciale categoria Opera prima per il Top 2018, a cui è seguita la premiazione all’Ariston nei giorni del Festival. Un traguardo meritatissimo, per una delle cantautrici italiane emergenti più ispirate in circolazione. La Rossato ha deciso di raccontarsi in esclusiva per #HiveMusic. Un racconto intimo e autobiografico che aiuterà a scoprirla meglio, a precedere l’intervista fiume sulla sua giovane carriera, sulle sue canzoni e sul suo futuro artistico.
Mi chiamo Paola Rossato, sono nata e vivo a Gorizia. Ho 41 anni (ancora per poco: il 27 febbraio ne farò 42). Ho un lavoro part-time da parecchi anni ma non amo parlarne o scriverne in ambito musicale perché mi piace tener separate le due cose. Vivo a Gorizia in un appartamento con 3 gatti, 5 chitarre, 1 pianoforte, 1 pianoforte digitale, 2 violini (che suono male e che mi riprometto di imparare a suonare bene) e altri strumenti dislocati qui e là per casa. Nel tempo libero lavoro per fare in modo che la musica non resti relegata solo al mio tempo libero. Canto da quando ero piccola, più o meno come tutte le persone che cantano, credo. Ho iniziato a suonare la chitarra a 14 anni e a scrivere per gioco le mie prime canzoni, la cosa era divertente e ho continuato. No, non è vero. La cosa mi creava ansia ma vedevo che con le mie canzoni venivo ascoltata e mi è parso un buon motivo per continuare. A 17 anni un bel giorno ho deciso che avrei iniziato a fare il pianobar; ho messo un annuncio su Il Mercatino (esiste ancora?) scrivendo qualcosa tipo “cantante cerca tastierista per serate di pianobar“. All’inizio mi scartavano tutti, ero troppo insicura su tutto. Un bel giorno mi ha contattata un tastierista, anima pia a cui non importava un bel niente delle mie pare e abbiamo iniziato a far serate. Mi son messa a studiare canto, ho continuato a scrivere canzoni perché vedevo che ai primi concorsi mi si ascoltava molto di più con i miei brani che con cover, anche se interpretate con l’impegno più totale. Mi sono guardata un pochino intorno e ho visto che su Internet (nel frattempo il mondo si è evoluto e ci ha regalato Google) c’erano delle cantautrici in Italia con un sito web tutto loro e con un bel curriculum di premi. Ho pensato: “Anch’io voglio!”. Mi sono iscritta piano piano a concorsi nazionali di cantautori e ho iniziato a ricevere riconoscimenti importanti. Nel frattempo continuavo a lavorare e a far serate di pianobar. Dopo qualche anno trascorso a collezionare targhe, piatti e bellissime cose ho fatto lo struzzo per non vedere che si avvicinava uno dei momenti più belli per un artista: quello di fare un disco. Ma ovviamente la cosa mi creava ansia. Non mi sentivo pronta. Non ci si sente mai pronti, d’altra parte nessuno sa come fare qualcosa che non ha mai fatto. Ho superato anche questa cosa e dopo mille tentennamenti ho deciso di autoprodurmi. Il 1 aprile del 2018 è uscito il mio primo disco, Facile, che facile non è per nulla e che esce in una data perfetta, scelta ad hoc visto che dopo anni di promesse al pubblico sul release di un cd questo annuncio ufficiale pareva quasi uno scherzo (ma davvero esce il disco della Rossato?). Il disco ha ben 13 brani (tanti) scelti tra tutti i brani (pochi) di una vita intera. Ho aperto un concerto di Eugenio Finardi, uno di Kyla Brox, uno di Mirkoeilcane. Ho avuto più volte un senso di inadeguatezza. Ho dribblato e superato momenti di bassa autostima e raggiunto risultati importantissimi. Il mio disco è stato finalista alle Targhe Tenco del 2018. Ho pensato mille volte di non esser abbastanza brava, abbastanza preparata. Ho scritto cose che sentivo vere e che in qualche modo mi smuovevano qualcosa dentro. Ho raccontato la storia vera di una donna cui è stata tolta la casa, ho pensato che volevo dar voce a dolori silenziosi, stretti in un angolo. Ho aspettato il Grande Produttore Della Mia Vita, ovvero la versione musicale del Principe Azzurro, ma senza l’ingombro del cavallo bianco e onestamente molto più utile. Non l’ho visto, non è arrivato. Sono diventata io il Grande Produttore Della Mia Vita, senza sapere da che parte si inizia e cosa si deve fare. Ma ho iniziato, e ho fatto. Adesso il mio produttore sono io.
Ho incontrato musicisti che hanno messo anima, mani, esperienza e creatività nel mio progetto ed insieme abbiamo arrangiato i brani del disco. Ognuno ci ha messo del suo. Ho una mamma che dopo anni di racconti di sogni musicali mi ha detto: “Paola, ti do i soldi, fai sto disco… basta che la pianti!”. Un disco così non costa poco. Ho avuto un papà che adesso non c’è più che attraverso la musica ha trovato forse una strada per iniziare un dialogo con la figlia, con cui non riusciva a parlare molto senza che si bisticciasse. Ma attraverso le mie canzoni aveva trovato la strada e quando voleva parlarmi tirava fuori un commento su un mio brano o un suggerimento. Era fiero dei premi, lui che diceva, per difendermi da azzardi, “Paola, la musica è un hobby!“. A tutte le persone che entravano in casa faceva leggere gli articoli dei giornali e faceva ascoltare le demo dei miei brani. Nessuno usciva da casa indenne a questo bombardamento fiero. Avrei voluto dargli il disco, vederlo felice della finale al Tenco, ma se n’è andato prima. Le canzoni che scrivo sono prevalentemente autobiografiche e quando non lo sono contengono comunque il mio punto di vista sulla situazione descritta. Facile è un disco che esprime la mia personalità a tutto tondo: contiene ironia, un pizzico di cinismo, rabbia, leggerezza, riflessioni, denunce, giochi di parole, giochi di note. Amo le parole, il loro suono, la ricerca di assonanze, di sinonimi, di contrasti di tono tra testo e musica. Racconto la voglia di starmene sotto al piumino in una giornata piovosa e pigra, denuncio la pressione psicologica che molte aziende esercitano sui dipendenti, canto di passeggiate scritte invece che vissute in Borgo Castello a Gorizia in una notte d’estate, scrivo il mio modo personale di sentire e leggere banalità consumate, vuote e ripetitive spacciate come promesse amorose o dichiarazioni fintissime che nascondono malamente il galoppo ormonale di chimica primaverile. Faccio musica perché a questa vita bisogna pur dare un senso per cercare di trascorrere il tempo che abbiamo nel modo migliore che possiamo, altrimenti si rischia di restare a correre sulla ruota del criceto e a faticare senza che ci sia nient’altro, e a me questa pare una scelta abbastanza cretina. Quando si scende dalla ruota è game over. Voglio guardarmi indietro un giorno mantenendomi in pace con me stessa per aver fatto tutto il possibile per realizzare questa mia vita nel modo migliore possibile. Ognuno sceglie il senso da dare alla propria esistenza.
Io ho scelto la musica, e a questa dedico la mia vita.
Scelgo la musica perché attraverso di lei ho trovato un modo per risollevarmi nei momenti difficili, perché è il mio modo per farmi ascoltare e per sentirmi vibrare forte. Il mio obiettivo è continuare a scrivere canzoni e andare avanti in questo percorso al meglio delle mie possibilità.
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Intervista
Giuliano Delli Paoli
Quando hai iniziato a cantare, suonare e scrivere canzoni?
Paola Rossato
Da ragazzina. A 14 anni ho imparato ad accompagnarmi con la chitarra e a scrivere i primi brani.
Giuliano Delli Paoli
Dal 2008 al 2013 hai partecipato a diversi festival importanti, hai vinto, tra le tante cose, anche il premio speciale della critica al Bianca D’Aponte. Cosa ti hanno portato queste esperienze? Sono state formative per te?
Paola Rossato
Sono state esperienze importantissime. Mi hanno dato modo di confrontarmi con artisti eccezionali. Il Bianca d’Aponte non è “solo” un premio. Ormai è una famiglia. Ci si sente a casa.
Giuliano Delli Paoli
Facile, eppure nel tuo disco si alternano cose tutt’altro che facili, tra promesse di natale e beffe all’intelligenza, magari mentre ritorni sulla collina per stare da sola e lontana da questo mondo sempre più folle. Quindi è una “facilità” ironica? Oppure c’è ancora un’altra accezione?
Paola Rossato
Il titolo del disco si riferisce all’omonimo brano dell’album ed in particolare al messaggio contenuto nel ritornello. Canto che “è più facile tenere le distanze che decidere”: questa è una scomoda verità che mi ha accompagnata in tutto il lavoro del disco e che mi accompagna ancora oggi (e lo farà credo per lungo tempo). Significa che è più facile scappare davanti alle difficoltà che affrontarle. Il brano in realtà si riferisce ad un rapporto inventato, ma questa frase calza bene con ogni situazione scomoda e si è presentato alla mia mente in ogni difficoltà incontrata nella creazione del disco, ricordandomi di togliere la testa da sotto la sabbia e di affrontare sensi di inadeguatezza e problemi. Da qui la decisione di dare questo titolo all’album. Poi l’accezione è diventata ogni giorno più ironica, ovviamente, perché col tubo che è stato facile!
Giuliano Delli Paoli
Non dormo è una canzone che esplica le difficoltà quotidiane che aumentano giorno dopo giorno, tra ferite che non si possono ricucire con ago e filo e drammi lavorativi con tanto di tagli al personale. Quanto ha influito la quotidianità in questa tua opera? Che giorni vive Paola Rossato e come è cambiata e secondo il suo punto di vista quanto è cambiata la società civile rispetto, ad esempio, a tre lustri fa?
Paola Rossato
La quotidianità influisce sempre molto nei miei brani, sia la quotidianità mia che quella delle persone che mi circondano. Paola è una che corre sulla ruota del criceto insieme a qualche milione di altri individui, si accorge di questa “inutile corsa del topo, che è partenza, che è destinazione” (è una parte di testo di un brano nuovo) e scrive di questo disagio. Non dormo si riferisce allo stress da lavoro correlato, è una denuncia pesante alle aziende che pressano psicologicamente il personale per permettersi di fare dei tagli al personale puntando al mantenimento invariato della produttività. Questo è un problema di cui si parla poco. Lo stress da lavoro può portare a gravi conseguenze, che ho descritto in ordine nel brano. È una canzone nata da una ricerca accurata su questo tema. Ho intenzione di presentare il brano al Contest per il concertone del 1 maggio. Non so se ci riuscirò, ma voglio provarci. Il 1 maggio bisogna parlare di queste cose. Rispetto a qualche anno fa mi sembra che questa società sia sempre più frenetica e che offra sempre più contenitori e sempre meno contenuti.
Giuliano Delli Paoli
Com’è nata “A volo lento” e cosa significa per te questo brano?
Paola Rossato
Il brano nasce dall’idea di fare una passeggiata in una notte d’estate a Gorizia. Era una notte serena, l’aria era fresca e perfetta e fuori c’era pace e silenzio. Per pigrizia però ho scelto di non vivere la passeggiata ma di scriverla, per cui ho preso la chitarra e ho scritto il brano.
Giuliano Delli Paoli
Nella tua musica, avverto un respiro acustico che potrei definire come mediterraneo, pervade una malinconia leggera, carezzevole, come ad esempio accade nella bellissima Facile, canzone da cui poi il disco prende il titolo. Da dove nascono le tue sonorità? Quali sono i tuoi ascolti odierni e chi sono i tuoi musicisti preferiti?
Paola Rossato
Ho sempre amato il cantautorato classico, che sta ormai tramontando. Brani di Guccini, De Andrè, Fossati, Gaber, Modugno, Branduardi, De Gregori… mi emozionano ancora. Penso a capolavori come Il compleanno di Guccini o Il pensionato, che ha il potere di farmi sentire l’odore della minestra ogni volta che l’ascolto… e ti scrivo anche quale minestra: sento il profumo della minestra di fagioli. Vecchio frac di Modugno è un altro capolavoro. La storia di quest’uomo, portato via dal fiume, scorre armoniosa e costante come lo scorrere del fiume del brano. La musica scorre nello stesso modo. Un capolavoro. Questi sono alcuni brani che mi son venuti in mente al volo, ma potrei fare un elenco lunghissimo. Degli artisti di oggi mi è piaciuto molto Mahmood: è completamente diverso dai cantautori classici ma mi ha colpita. Canta benissimo e la produzione del disco trovo sia eccezionale. Poi ascolto artisti come Rebi Rivale, Erica Boschiero, Marcondiro, Mirkoeilcane. C’è ancora gente che scrive bene. Se le case discografiche iniziassero a contattarli almeno per qualche testo forse le canzoni tanto pompate dalle radio potrebbero esser meno piatte e banali. Inutile scriver canzoni che vengono urlate (non si capisce bene per quale motivo) se il messaggio non esiste. Ooooh, l’ho scritto. Finalmente l’ho scritto. Mettilo nel titolo, per favore. Che poi mentre lavoro mi tocca sentire degli obbrobri tremendi alla radio e non posso nemmeno andarmene (sorride..).
Giuliano Delli Paoli
“Si sputano prezzi su pezzi e ricordi e crocchette del cane”: da dove nascono queste parole e soprattutto quando e come è nata E’ ancora casa? Che rapporto hai con la (tua) “casa”?
Paola Rossato
È ancora casa è la storia vera di un esproprio, o meglio: quello che ho visto, sentito e che mi ha attraversata con violenza quando un giorno sono andata a visitare una casa oggetto di esproprio e la proprietaria mi ha aperto la porta, ritirandosi in silenzio in fondo al giardino per non disturbare. Con casa mia ho un rapporto buono, ma ritengo che la casa sia qualunque posto o situazione in cui ci si senta protetti e accolti. Ne ho avute tante, di case così, nella mia vita.
Giuliano Delli Paoli
Sergio Giangaspero, Ermes Ghirardini, Simone Serafini, i musicisti che ti accompagnano. Come li hai scelti e perché?
Paola Rossato
Aggiungo subito Mirko Cisilino, Gianpaolo Rinaldi, Nevio Zaninotto e Francesco Marzona, che ha missato e masterizzato (e registrato) il disco. Li ho scelti per la loro bravura, la loro professionalità e la loro creatività: gli arrangiamenti dei brani sono stati ideati e scelti da tutti noi, ognuno ha apportato le proprie idee e messo a disposizione le proprie competenze. Sono stata fortunata a trovare persone così in gamba. Generalmente per arrangiare un brano mi piace dare al musicista l’idea dell’effetto che desidero ottenere e poi gli chiedo di suonare quel che sente lui. In questo modo ci arricchiamo tutti ed il disco ha dentro un pezzettino di tutti noi.
Giuliano Delli Paoli
Chi è “l’uomo delle parole”?
Paola Rossato
È quella figura malsana che arriva, promette (per tentare di fregarti in qualche modo), ti ferisce e se ne va. Mi è capitato nella musica, con delinquenti che chiedono tantissimi soldi per farti diventare il/la nuovo/a super-artista sapendo di giocare su sogni. Capita anche nei rapporti di coppia. Vedi “Emmi (Gr.)”.
Giuliano Delli Paoli
Andresti mai a Sanremo? Hai mai provato ad andarci? Ti piace il Festival?
Paola Rossato
Sì, ovvio che ci andrei. Se mi invitano ci vado già adesso. Ho partecipato 3 volte ad Areasanremo. Il primo anno in cui ho partecipato i vincitori sarebbero stati 8, c’è stato un parametro e la giuria si è presa un attimo per rivotare. Quando sono andata a salutare e ringraziare i giurati alcuni di loro mi hanno comunicato che l’ottava persona (poi nona, quindi non vincitrice) ero io. Quell’anno da Areasanremo son approdate all’Ariston Arisa e Simona Molinari. Ma va bene così, non sarei stata pronta per il Festival ancora. Non avevo un disco alle spalle. Ma adesso se volete faccio la valigia e arrivo. Del festival son sempre stata infastidita da sfoggi di bellezza fini a se stessi e repentini cambi d’abito. Quest’anno ho avuto il piacere di vedere sul palco Virginia Raffaele, una donna molto bella, competente, professionale e preparata. Non solo estetica. Finalmente.
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