Wanda Jackson
Il rock’n’roll, così come il suo fratellino più “semplice”, il rockabilly, furono essenzialmente un affare per soli uomini. Tuttavia, non mancarono alcune figure femminili che riuscirono a prendersi una fetta (seppur piccolissima) di quella grande torta. Certo, le vendite dei loro dischi non furono mai al livello di quelle dei loro colleghi maschi, ma nondimeno alcune artiste riuscirono a farsi strada, ottenendo una certa visibilità.
La più importante di tutte fu sicuramente Wanda Jackson, conosciuta come “The Queen Of Rockabilly” o “The First Lady Of Rockabilly”. Nata a Maud, nell’ Oklahoma, il 20 ottobre del 1937, la Jackson ebbe in dono la sua prima chitarra dal padre quando era ancora una bambina.
Mentre era ancora una studentessa, fu notata dal cantante country Hank Thompson, che la invitò a entrare tra le fila dei suoi Brazos Valley Boys. Fu in questa fase che la Jackson registrò, tra le altre cose, il singolo “You Can’t Have My Love”, un duetto con Thompson che si piazzò all’ottavo posto della classifica country.
Nel 1955, completati gli studi, iniziò a tenere concerti con una certa continuità, lavorando, tra gli altri, anche con Elvis Presley, cui sarà legata anche sentimentalmente per un breve periodo. Proprio quest’ultimo la convinse ad abbandonare la musica country a favore del rockabilly, un genere che, a detta di Elvis, poteva meglio evidenziare la personalità ribelle e, a tratti, insolente della giovane cantante.
Le cose, però, non furono facili all’inizio, perché all’epoca nessuno scriveva canzoni rockabilly per il gentil sesso. Così, incoraggiata dal padre (che in quel periodo le faceva anche da manager), la Jackson iniziò a comporre materiale proprio, facendo di necessità virtù.
Nel 1956, dopo essere entrata tra i ranghi della Capitol Records, registrò “I Gotta Know”, un brano che mescolava ballata country e rockabilly. Iniziata la sua nuova fase musicale, la Jackson inanellò una serie di discreti successi, che sarebbero diventati dei classici del rockabilly al femminile: “Hot Dog! That Made Him Mad”, “Baby Loves Him”, “Honey Bop”, “Mean Mean Man”, “Rock Your Baby” e, soprattutto, “Fujiyama Mama”, che si piazzò al primo posto in Giappone, consentendole di volare oltreoceano per un trionfale tour di un mese e mezzo.
Il brano, oltre a contenere espliciti riferimenti alla cultura giapponese (“I drink a quart of sake, smoke dynamite! / I chase it with tobbacy and then shoot out the lights!”), confermava anche la spiccata personalità di un’artista che non le mandava di certo a dire, come già aveva dimostrato, per esempio, in “Hot Dog! That Made Him Mad”:
Oh, late, last night, when I came in
He demanded to know just where I’d been
But I really put him right in his place
Instead of an answer, I laughed in his face
Oh, in ritardo, ieri sera, quando sono entrata
Voleva sapere dove ero stata
Ma l’ho davvero messo al posto suo
Invece di una risposta, gli ho riso in faccia
Intanto, nel 1958 era uscito anche il suo primo, omonimo LP, un disco che, tuttavia, concentrandosi sulla tipica ballata country, metteva praticamente da parte la sua vena da rocker, fatta eccezione per alcuni rifacimenti quali “Long Tall Sally” di Little Richard, “Money, Honey” dei Drifters e la scatenata versione di “Let’s Have A Party”, quest’ultimo un brano già portato al successo da Elvis Presley e dai Collins Kids.
Grazie a un DJ di Des Moines (che aveva iniziato a trasmetterlo senza sosta), “Let’s Have A Party” salì nella top 40. Più riuscito, il suo secondo disco, Rockin’ With Wanda, fu pubblicato proprio quell’anno, raccogliendo molti dei suoi singoli più importanti (“I Gotta Know”, “Honey Bop”, “Rock Your Baby”, “Fujiyama Mama”, “Hot Dog! That Made Him Mad”, “Mean Mean Man”) e regalando deliziose romanticherie (“You’re the One for Me“), sprazzi di honky-tonk (“Cool Love“) o di puro rock’n’roll (“Baby Loves Him“). Il momento più eccentrico era rappresentato, invece, da una “Don’a Wan’a” contrassegnata da irresistibili sapori esotici.
All’inizio del 1961 fu la volta di There’s a Party Goin’ On, che inanellava altri colpi trascinanti come “Lonely Week-Ends”, “Bye Bye Baby”, “Hard Headed Woman”, “It Doesn’t Matter Anymore” e “Man We Had a Party”. Nonostante tutto, però, la Jackson aveva deciso di allontanarsi dal rockabilly, un genere che ormai aveva perso l’impatto che aveva avuto nella seconda metà degli anni Cinquanta. Ad aspettarla, il country, ma su Right Or Wrong (1961) c’era ancora spazio per un po’ di energia del passato, grazie ad un lato B (denominato “Rockin’ Side”, per differenziarlo da un “Sentimental Side” dominato da love ballad poco ispirate) che si lascia moderatamente apprezzare per l’energia di “Sticks And Stones”, “Slippin’ and A-Slidin’” e “My Baby Left Me”.
Con Lovin’ Country Style e Wonderful Wanda (entrambi del 1962) il passaggio al country tradizionale fu sancito in maniera inequivocabile. Durante gli anni Sessanta, la Jackson registrerà un discreto numero di hit, ottenendo un certo successo anche in Germania, dove nel 1965 riuscì a ottenere addirittura un singolo in lingua tedesca (“Santo Domingo”).
All’alba degli anni Settanta, invece, registrerà anche musica gospel. Negli anni Ottanta, quando il revival del rockabilly ridiede notorietà a molti artisti ormai quasi del tutto dimenticati, anche la Jackson ebbe modo di riproporre il suo vecchio repertorio, soprattutto in tour che abbracciarono l’Europa del nord.
Registrò, quindi, un piacevolissimo disco, Rockabilly Fever, che uscì nel 1984 per l’etichetta svedese Tab Records e nel 1986 per l’americana Varrick Records con il titolo di Rock ‘N’ Roll Away Your Blues.
Recentemente, ha invece collaborato anche con musicisti molto più giovani di lei, tra cui Jack White, già cantante e chitarrista del duo White Stripes.
A distanza di oltre sessant’anni dal suo esordio, Wanda Jackson continua a essere ammirata per la sua pionieristica capacità di imporsi, con personalità e un certo vigore artistico, in un ambiente, quello del rock’n’roll e rockabilly delle origini, dominato, in lungo e in largo, dalla presenza maschile.
Discografia Consigliata
Rockin’ With Wanda (1960)
Queen of Rockabilly: The Very Best of the Rock ‘n’ Roll Years (compilation, 2000)
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