Tra cantautorato e musica per film
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Attivo fin dal 1999, il casertano Riccardo Ceres ha recentemente pubblicato un nuovo disco, Spaghetti Southern, in cui si avverte la lezione del cantautorato di Piero Ciampi, Paolo Conte ma anche di Tom Waits. Lo abbiamo contattato per saperne di più e per ripercorrere la sua carriera, all’insegna anche della musica per film.

Francesco Nunziata

Riccardo, parlaci innanzitutto dei tuoi esordi.

Riccardo Ceres

Sinceramente non ricordo. Forse un’occupazione. Credo fossero gli inizi degli anni ’90. Si scherzava, forse sarebbe stato molto meglio continuare così. C’era una spregiudicatezza mista all’eccitazione per la scoperta che è tutt’ora irripetibile, mai più proponibile. Era tutto nuovo: poesia, canzoni, libri, amori, birre e sigarette. Si studiava e ci s’interessava, non a quello che passava la scuola, si sperimentava. Ci si incontrava davvero, non in luoghi virtuali. Così prendeva forma il pensiero.

Si discuteva molto, per ore.

Francesco Nunziata

Sbaglio o “I figli della signora 44”, nome di una delle tue prime formazioni, ha a che fare con il regista Quentin Tarantino?

Riccardo Ceres

Non sbagli. Mi sono iscritto ad un concorso per gruppi emergenti. Avevo i brani ma non avevo il gruppo, così poi nei giorni seguenti ho messo su la banda, ma ancora non avevo il nome. Bensì avevo una TV quattordici pollici, finto schermo piatto, a tubo catodico. Di notte andò in programmazione “Dal tramonto all’alba” (Rodriguez/Tarantino). George Clooney minacciava un ostaggio dicendole che se fosse scappata i sei figli della signora 44 (i proiettili) sarebbero stati più veloci di lei e l’avrebbero raggiunta ovunque. Ho tolto il sei: “I figli della Signora 44”. La musica è raro che la fermi, come i proiettili.

Francesco Nunziata

Anche il cinema ha avuto un’influenza sulla tua musica?

Riccardo Ceres

Ho avuto la fortuna di fare musica per il cinema, mia grande passione. Perez, Indivisibili, Mozzarella Stories, Vieni a vivere a Napoli, Come prima più di prima ed altri cortometraggi e mediometraggi. Sono un divoratore di film. A volte ne vedo anche quattro, cinque al giorno. Lavoro per immagini, mi faccio i film. I miei film. Tutto nasce dalla scrittura e dalla messa in scena del contesto. Le parole descrivono solo immagini, quelle nella testa. Le canzoni non si creano, già esistono come “I prigioni” di Michelangelo. Basta tirarle fuori.

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Francesco Nunziata

Nella tua musica, si riconoscono le influenze di Piero Ciampi, Paolo Conte e Tom Waits, ma se penso a un brano come “Black Jack” (che apre “Puro Stile Italiano”), mi viene in mente anche Sergio Caputo… Questi nomi rispecchiano adeguatamente la tua musica o c’è anche tanto altro?

Riccardo Ceres

Bisogna sempre confrontare, paragonare, comparare. Fa parte dello spirito umano. Tu dentro di me ci puoi vedere quello che vuoi, anche un cane a sei zampe con le orecchie fuchsia. Se vuoi la risposta classica ti dirò che Waits è un mio grande punto di riferimento e Ciampi è forse uno dei più grandi poeti della musica italiana. Ma non si possono paragonare i cantautori, parlo della musica d’autore. Non puoi dire che una patata è più bella di una melanzana. Sono diverse.

Francesco Nunziata

Di solito, come nascono i tuoi brani?

Riccardo Ceres

Questa è una domanda un po’ insolente, permettimi. Nel senso che non lo so, non lo voglio sapere e spero ancora una volta, tra qualche anno, di poterti rispondere ad una domanda del genere. Scrivere è come andare in bagno: tutti sanno quello che stai facendo ma non è carino raccontarlo. Su questo sorvolerei.

Francesco Nunziata

Perché hai deciso di chiamare il tuo ultimo disco Spaghetti Southern?

Riccardo Ceres

Perché mi piace sfidare i luoghi comuni. Perché non ci sono più luoghi. Perché a sud si cavalca nel deserto e siamo un po’ tutti “Trinità”. In un sud dove non sembra che ci siano regole. Ma che deve rispettare un sacco di regole decise da chi fa le regole e non le vive. In un sud che dovrebbe essere estremamente intollerante e dovrebbe ribellarsi e, invece, è sempre esempio di benevolenza ed amore. Solo chi soffre può capire il sofferente. Quando il sole è alto, si guarda per terra. E noi c’abbiamo il sole, la pizza ed il mandolino. Ma ci vediamo bene.

Francesco Nunziata

All’interno del CD c’è scritto: “Non si capisce l’Italia se non la si guarda da Sud”. Come appare, da Sud, l’Italia?

Riccardo Ceres

Il senso non è un senso geografico. Sud non è solo sud di rosa dei venti. È un concetto molto più ampio, anzi forse la geografia non c’entra nulla. Di noi qui si discute, si parla, c’è vita. Io voglio far parte della vita, io non voglio avere una vita facile. Io la vita la voglio raccontare e per raccontarla devo viverla con le esperienze e le sensazioni portate fino all’esasperazione. Bisogna andare in fondo. Il sud è, in fondo.

Francesco Nunziata

Spaghetti Southern è il tuo quarto album. Com’è cambiato, durante gli anni, il tuo stile cantautorale?

Riccardo Ceres

Se non fosse stato per delle persone che mi sono state vicine non lo avrei neanche registrato. Soprattutto grazie al mio produttore Bruno Savino. E non è un leccare il culo. Credo sia palese siano cambiate delle cose. Così sono cambiate le mie canzoni.  Se si parla di musica d’autore, gli album sono solo lo specchio della vita di uno scrittore. È molto, molto semplice: quello che sei, quello scrivi. È un concetto più noioso di quanto tu creda.

Francesco Nunziata

Per quanto riguarda le colonne sonore dei film, quali sono i tuoi compositori preferiti?

Riccardo Ceres

Mi piacciono molto Terence Blanchard, Wojciech Kilar, Detto Mariano, Trovajoli, il Morricone degli spaghetti western, Abel Korzeniowski e tanti altri. Troppo lunga la storia del cinema.

Francesco Nunziata

Dieci canzoni italiane che ti hanno profondamente segnato.

Riccardo Ceres

“Come è profondo il mare” (Dalla), “E cerca e me capì” (Daniele), “Elixir” (Conte), “Adius” (Ciampi), “Amarsi un po’” (Battisti/Mogol), “Mi sono innamorato di te2 (Tenco), “Carmela2 (Palomba), “Secondo coro delle lavandaie della Gatta Cenerentola” (NCCP), “Ritornerai” (Lauzi), “Storia d’amore” (Celentano, Beretta, Del Prete). Non in ordine di importanza. Dieci sono poche.

Francesco Nunziata

Cosa gira nel tuo lettore cd ultimamente? E quali libri stai leggendo?

Riccardo Ceres

Mi dispiace, ma nel mio lettore non gira niente. Non ho un lettore cd, ascolto vinili. Ascolto quasi solo esclusivamente jazz e blues. A parte i Doors, sono un grande fan. Vale per i libri come per la musica, cerco di non contaminarmi. Cerco strenuamente qualcosa da dire. Cerco di dirlo sempre in maniera diversa, come piace a me. Bisogna assumersi la responsabilità di dire e di firmare quello che si dice, scrive.

Francesco Nunziata

Un tuo giudizio sull’attuale scena musicale italiana.

Riccardo Ceres

Non faccio politica. Ogni persona esprima quello che crede e sinceramente non mi è mai piaciuto dare giudizi sul lavoro altrui. Queste sono chiacchiere. La responsabilità è nell’ascoltatore. L’unica cosa che posso dire è che auguro agli ascoltatori di essere più impreparati. L’emozione della scoperta è qualcosa che non si compra, o scarica.

Francesco Nunziata

Progetti per il futuro?

Riccardo Ceres

Non sono un architetto. Non sono un mago. Che dirti. Forse sarebbe meglio lo dicessi tu a me quello che ti aspetti. Pensa che io neanche avrei mai creduto di registrare questo disco. Appena me lo farai sapere, ti giuro che farò esattamente l’opposto. Promesso. Così ci potremo raccontare altre cose, forse in un disco e in storie prossime.

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